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Vittorio Feltri sul crollo dell'affluenza: la gente non vota perché schifata dalla politica e da questa democrazia

Andrea Tempestini
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Si è votato a Ostia, che non è una bestemmia bensì un municipio nei pressi di Roma, e si è constatato che una netta minoranza degli aventi diritto al voto si è recata al seggio per esprimere una preferenza amministrativa: solo il 30 per cento. Una percentuale irrisoria che contrasta con la massiccia affluenza registrata in passato. Tutti siamo ingenuamente stupiti del mostruoso calo di elettori disposti a scomodarsi per andare a deporre la propria scheda nell'urna. Ciò invece è normale, una logica conseguenza della sfiducia popolare nei confronti della politica. La quale ha disgustato la maggioranza degli italiani, non per questioni estetiche ma pratiche. Essi, dopo anni e anni di fedeltà nella democrazia rappresentativa, hanno capito che non rappresenta un bel niente e, pertanto, la schifano, la rifiutano, ci ridono sopra evitando con cura il diritto di esercitare la facoltà di ricorrere al suffragio universale per scegliere gli amministratori. Sanno perfettamente che chiunque siederà sulla poltrona di sindaco e qualsiasi giunta governerà non cambierà un accidente. La popolazione continuerà ad avere i soliti problemi, pagherà un monte di denaro in tasse e avrà a propria disposizione servizi comunali scassati. La gente non vota più volentieri non perché sia cattiva, bensì perché la politica è cattivissima, totalmente incapace di accertare quali siano i problemi della collettività e impreparata a risolverne anche soltanto una parte. D'altronde se il Paese è allo sfascio la colpa non può essere dei muratori e dei fruttivendoli, ma dei barboni che lo guidano in modo maldestro, magari derubandolo. Lo stesso discorso, realistico e non qualunquistico, va fatto pure per le prossime elezioni politiche che registreranno un ulteriore calo di votanti: accettiamo scommesse in proposito. L'avversione per i partiti tradizionali si è prima consolidata nella penisola e ora seguita a crescere poiché essi sono distanti chilometri dalla massa, non la comprendono o, meglio, se ne fregano della base e pensano solo a rimanere seduti sui loro scranni. Da Monti a Letta, da questi a Renzi e a Gentiloni, a Palazzo Chigi e in consiglio dei ministri non si è fatto altro che strapazzare i “sudditi” perpetuando un sistema che incrementa il debito pubblico e dà al fisco gli strumenti per strangolare i contribuenti. Inoltre i partiti si sono impegnati nel suicidio, litigano al loro interno, si sfasciano, alimentano l'impressione generale di essere inidonei a svolgere le loro funzioni dirigenziali. Sono bande isteriche che non approvano leggi di interesse nazionale e puntano alla sopravvivenza in posizione dominante, senza neppure avere l'abilità di raggiungere il proprio scopo. In primavera, stante questa situazione confusa, nessuna forza politica avrà la maggioranza per governare. Al primo posto si piazzerà il Movimento 5 stelle, quello degli incazzati, però non avrà i numeri per menare il torrone. Al secondo ci sarà il Pd e infine la Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, tre raggruppamenti che, se coalizzati, avrebbero un bel pacco di consensi ma, comunque, insufficienti per comandare. Si annuncia un disastro e chi lo nega è cieco. di Vittorio Feltri

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