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"La consigliera fiscale che vendeva i segreti del governo a Ernst & Young": da Monti a Padoan, l'inchiesta terremoto

Andrea Tempestini
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Un clamoroso caso di spionaggio colpisce il governo. Dal 2013 a gennaio 2015 i contenuti riservatissimi - e destinati in taluni casi a rimanere segreti - delle discussioni sulle normative fiscali che si tenevano al governo e al consiglio dei Ministri sono state, in cambio di un compenso di almeno 220mila euro, rivelati in tempo reale al colosso della consulenza legale tributaria Ernst & Young da una ex professionista del gruppo entrata a fine 2012 (nel governo di Mario Monti, che dunque ci lascia in eredità quest'altra "perla") nella segreteria tecnica del sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani, e poi divenuta consigliere in materia fiscale sia (nel governo Letta) del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, sia (nel governo Renzi) dell'attuale ministro Pier Carlo Padoan, venendo nel giugno 2015 nominata tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa. Una vera e propria bomba, di cui dà conto Il Corriere della Sera. I pm milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, a conclusione degli accertamenti, sulla base di email sequestrate e telefonate intercettate, ritengono dunque di accusare Ernst & Young Italia come società, e il suo senior partner e rappresentante italiano Marco Ragusa, di "corruzione" della consigliere ministeriale Susanna Masi. A quest'ultima i magistrati contestano pure l'ipotesi di "rivelazione di segreto d'ufficio" e il reato di "false attestazioni sulle qualità personali" per non aver dichiarato il proprio - clamoroso - conflitto di interessi. Secondo i rilievi di indagine, il flusso informativo sarebbe stato bidirezionale. Da un lato Masi avrebbe "fornito a Ernst & Young notizie riservate possedute grazie al suo ruolo istituzionale di membro della segretaria tecnica" o "consigliere del ministro", permettendo così al colosso di offrire ai grossi clienti, banche in particolare, servizi di ottimizzazione fiscale tarati sulle future norme. Dall'altro sarebbe avvenuto anche il contrario, e cioè la consigliera ministeriale si sarebbe "resa disponibile a proporre modifiche, a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti, alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del ministero".

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