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Berlusconi, la voce dal palazzo sulla sentenza finale. Il segnale della svolta: "Loro vogliono che vinca lui"

Giovanni Ruggiero
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Quando c' è di mezzo Berlusconi è sempre uno show. E nemmeno la serissima udienza unica alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sul ricorso presentato a settembre 2013 dallo stesso Cavaliere contro la decadenza del suo mandato di senatore e la sua ineleggibilità, è stata un' eccezione. Anche se lui poi in realtà fisicamente non era nemmeno presente. Tra il pubblico invece c' era di tutto, studenti da Venezia, da Padova, Roma, Lecce, avvocati e giuristi di tutta Italia, ma anche da mezza Europa, una quarantina di giornalisti agguerriti, e perfino una delegazione in arrivo dalla Russia. Presente almeno in spirito social, Berlusconi ha anticipato l' udienza con un tweet ottimista e quasi commovente: «In queste ore sono davvero sereno e soprattutto fiducioso. Mi aspetto che la Corte di Strasburgo accolga il mio ricorso. Il mio ruolo nella prossima campagna elettorale è comunque chiaro: sarò in campo per portare il centrodestra al governo del Paese». E anche se per la sentenza i tempi sono mediamente bibilici a Strasburgo, si parla di nove mesi, si dice che lui ne conoscerà grossomodo il senso nei prossimi giorni, o perfino nelle prossime ore. Stavolta infatti all' Europa che conta il Cavaliere fa gioco, non è più un pericoloso nemico da tener lontano dal potere come la peste. Anzi, con la crisi della Merkel in Germania, i contraccolpi che il Ppe ne avrà certamente, e con l' avanzata dei partiti antisistema e anti-Europa, un Berlusconi pimpante alle elezioni italiane potrebbe perfino tornare comodo. Tutti calcoli politici che comunque alla Corte europea dei diritti umani non dovrebbero interessare; ma si sa, Strasburgo non è solo la sede di quel prestigioso tribunale, i cui componenti peraltro non sono sì scelti con criteri professionali, ma soprattutto suggeriti dai vari governi. In ogni caso, e nonostante la difesa di Silvio abbia chiesto una procedura d' urgenza (peraltro quasi mai applicata dalla Corte di Strasburgo), la presidente dell' Assemblea Angelika Nussberger ha fatto lapalissianamente capire che la Corte si prenderà tutto il tempo necessario, e «che le parti saranno informate quando ci sarà la decisione». L' udienza in sé è stata accesa, senza tuttavia particolari colpi di scena. La giudice Maria Giuliana Civinini, parlando in francese, ha sostenuto in difesa del governo italiano che «con l' applicazione della legge Severino che ha reso incandidabile l' ex premier Silvio Berlusconi non sono stati violati i suoi diritti». E rifacendosi alle sentenze della stessa Corte di Strasburgo oltre che a pronunciamenti della Corte costituzionale italiana, la Civinini ha detto che gli articoli 6 e 7 della Convenzione europea per i diritti dell' uomo, invocati dai legali di Berlusconi, «non si applicano alle leggi elettorali». E che oltretutto la Severino in questione non è stata applicata retroattivamente: la legge infatti è entrata in vigore a fine 2012, mentre il Cavaliere è stato eletto nella primavera 2013. La giudice ha anche specificato che nella fattispecie si è trattato di una «non validazione del risultato elettorale», mentre in un altro caso di applicazione della legge, quello di Minzolini, si trattò invece di «decadenza». Ma il processo non era certo solo l' occasione per dimostrare l' eventuale correttezza delle procedure applicate dal governo italiano, ma più che altro per dimostrare che è Berlusconi ad aver subito un torto, e per questo infatti è stato invocato. La sua difesa (un team composto da Giulio Nascimbene, Andrea Saccucci, Edward Fitzgerald, Franco Coppi e Niccolò Ghedini) non si è dunque lasciata sfuggire l' occasione per dare il meglio, e per sfoggiare arringhe pirotecniche ed alquanto efficaci. L' avvocato Edward Fitzgerald in grande spolvero ha fatto notare che il Cavaliere «è stato privato del suo seggio con un voto in un Senato composto a maggioranza da suoi avversari: non era giustizia, ma un anfiteatro romano in cui una maggioranza di pollice versi o pollici in alto decidono se uno va su o giù». E il combattivo Silvio al centro dell' arena, il fiero gladiatore che aspetta impotente la sentenza di morte. Quanto alla retroattività, Fitzgerald ha fatto notare, rispondendo alla Civinini, che in realtà «la legge Severino è stata applicata a fatti contestati per gli anni 1995-1998, quindici prima che la legge fosse adottata». I severi giudici intabarrati nelle loro toghe nere hanno a loro volta incalzato le parti con domande inerenti alla legge Severino e alla loro applicazione, senza peraltro entrare mai nel merito della condanna per frode fiscale a Berlusconi. A loro, in fondo, spetta l' ardua sentenza. di Carlo Nicolato

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