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Banca Etruria, Letizia Giorgianni? La meloniana che sfida Maria Elena Boschi: "Non scappare, sono pronta a sfidarti"

Andrea Tempestini
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«Nell'obbligazione di mia mamma c'era parte dell'eredità di mio padre: 100mila euro». Letizia Giorgianni, 40 anni, giornalista e mamma, prima di diventare la paladina dei “truffati” è stata tra coloro che sono rimasti con il cerino in mano. Ed è proprio da questo episodio che è partita la sua battaglia a difesa dei risparmiatori. Quando le hanno detto che i suoi soldi non c'erano più, infatti, ha deciso di non arrendersi. Ha fondato l'associazione Vittime del Salvabanche e ha provato a dare voce a tutti quelli che si sono trovati nella sua stessa situazione. Adesso, dopo due anni di battaglie, è pronta a una nuova sfida: la politica. Con i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni… Partiamo dall'inizio, da quando ha comprato le obbligazioni subordinate di Banca Etruria... «Nel 2007 mia mamma ha fatto un investimento per gestire parte dell'eredità di mio padre. Quando si è capito che qualcosa non andava abbiamo provato a vendere tutto, ma i consulenti di Etruria ci hanno rassicurate. Poi è arrivato il decreto Salvabanche, e con una telefonata la banca ci ha avvertite dell'azzeramento di queste obbligazioni. Il direttore ci ha detto: “Siamo costernati ma è una decisione politica e solo la politica può risolvere questo problema”». È arrabbiata col direttore? «No, non è interamente colpa sua, tra l'altro in Banca Etruria i direttori cambiavano con una certa frequenza. L'unica cosa di cui sono responsabili loro e gli impiegati è quella di non aver informato adeguatamente i clienti dei rischi, parlando anzi di investimenti sicuri. Ma molti erano costretti a farlo». Chi sono i responsabili? «Le responsabilità sono molteplici. Sicuramente il governo, che ha deciso l'azzeramento e che non è intervenuto prima pur conoscendo la situazione perfettamente dal 2013. E poi i cda delle banche, Consob, Bankitalia e i tribunali. I problemi sono stati segnalati anche alle procure, ma nessuno si è mosso…». Dalla rabbia e dalla preoccupazione è nata un'associazione. Com'è andata? «Su Facebook ho trovato la pagina “Vittime del Salvabanche”. Ho visto rassegnazione e disperazione, ma c'erano alcuni più attivi che volevano organizzare qualcosa. Sette giorni dopo eravamo a Roma, davanti a Montecitorio. Poi dalla pagina Facebook è nata un'associazione vera e propria, con lo scopo di tutelare i clienti delle quattro banche». E lei è diventata presidente... «Quando si è trattato di scegliere un presidente è toccato a me, anche se ero un po' perplessa perché avevo una figlia piccola…». Quanti risparmiatori si sono iscritti? «Almeno cinquemila». Tante iniziative, proteste e proposte... risultati? «Inizialmente non era previsto alcun tipo di rimborso. Noi abbiamo chiamato i giornali, siamo andati alla Leopolda, abbiamo fatto capire che non avevamo intenzione di cedere. A quel punto è nato il fondo per risarcire le persone più deboli. Sono stati indennizzati 14mila obbligazionisti su 135mila, non tanti, ma è stata una vittoria dell'associazione». Il 2 dicembre è andata a Trieste, al congresso di Fratelli d'Italia, e ha annunciato la sua adesione al partito della Meloni. Come è maturata questa scelta? «Io ho sempre votato a destra, quindi questa è la mia collocazione naturale. Ero già stata avvicinata da esponenti toscani di FdI circa un anno e mezzo fa. Allora, però, ho deciso di aspettare per concentrarmi sull'associazione. È stato un lavoro molto impegnativo, abbiamo dovuto organizzare almeno una trentina di manifestazioni e contestazioni. Inoltre collaboravamo con i giornalisti per mandare in tv le testimonianze dei risparmiatori, e allo stesso tempo abbiamo incontrato tutti i vertici degli istituti, assistendo a quell'imbarazzante scaricabarile che adesso vediamo in diretta nella Commissione d'inchiesta». Poi l'ha convinta la Meloni... «Ho visto Giorgia scendere in piazza per noi e contattarci per cercare di capire le nostre esigenze. E poi me la ricordo una volta che eravamo in tv insieme… gli altri politici litigano quando sono in onda ma a telecamere spente dimostrano di essere amici… lei invece era arrabbiata anche alla fine della trasmissione. Mi è sembrata la più sincera». Perché questo è il momento giusto per “scendere in campo”? «Purtroppo dopo la Commissione d'inchiesta sulle banche resteranno solo le cause civili, tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Non mollerò i nostri iscritti, e continueremo a combattere contro questa grande ingiustizia, ma voglio anche provare a fare altro». Nell'associazione com'è stata presa la sua scelta? «C'è chi mi ha incoraggiato, mandandomi bellissimi messaggi, e c'è anche chi mi ha scritto temendo che abbandonassi i risparmiatori…». Ha ricevuto critiche? «Sì. Quasi tutte da persone vicine al Pd... forse hanno un po' di paura…». Già… si parla di una sua candidatura contro Maria Elena Boschi... anche se la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio non si dovrebbe presentare in Toscana ma in Campania… «Se decideranno di candidarmi sarei felice di sfidare il volto simbolo dell'azzeramento delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria. Sarebbe il modo per avere quel confronto che ci è sempre stato negato. Non capisco perché lei voglia correre in un'altra regione visto che un paio di mesi fa Renzi è tornato ad Arezzo sostenendo che voleva presentarsi proprio qui perché la gente lo apprezza tantissimo...». Non ha mai parlato con la Boschi? «No». Ritiene che abbia delle responsabilità? «Onestamente non si può dire che abbia delle responsabilità dirette. Credo però che sia stata poco sincera e che avrebbe fatto meglio a dimettersi. Comunque non dimentico quando, a Santomato, in provincia di Pistoia, durante la Festa dell'Unità, riferendosi ad alcuni risparmiatori che volevano contestarla disse che se erano lì era perché non avevano un posto migliore dove andare...». di Alberto Busacca

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