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Pd, la congiura dei ministri per fare fuori Matteo Renzi

Matteo Legnani
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"Serve un quadro diverso e un'agenda diversa". Il più esplicito di tutti è stato il ministro della giustizia Andrea Orlando. "Serve un quadro diverso e un'agenda diversa". Il piano è questo: convincere il segretario Pd a fare un passo indietro, a non candidarsi premier e lasciare concorrente per quella poltrona Paolo Gentiloni. Una sorta di "ticket", lo definisce Repubblica, in cui Matteo Renzi resterebbe a guidare il partito mentre l'attuale premier farebbe da "frontman" in campagna elettorale. Perchè ci sono quei sondaggi, aggiunge Repubblica, quelli che girano a Palazzo Chigi che attribuiscono la squadra di governo indici di popolarità e di fiducia altissimi. Esattamente opposti rispetto a quelli sul Pd, che paga tra le altre cose anche le polemiche sul caso Boschi, oltre a una leadership non certo sfavillante. Il confronto è tanto serrato che per qualche giorno è stata anche ipotizzata la convocazione di una direzione ad hoc che mettesse nero su bianco il progetto. A giudizio di Renzi il "ticket" non ha però ragione di esistere, perchè l'attuale elegge elettorale non esige la scelta di un candidato premier prima del voto e poi, ha ribadito, perchè lui non si fa da parte. Il suo piano è quello di farsi affiancare il più possibile da Gentiloni e ministri durante la campagna, per incassare i consensi di Palazzo Chigi e non farsi accusare d'essere un uomo solo al comando. Per approfondire leggi anche: "Il piano di Renzi per non farsi fregare il posto da Gentiloni" Lui, personalmente, si candiderà, ha annunciato "al Senato a Firenze", la sua città. Gentiloni a Roma, Minniti in Calabria, Franceschini a Ferrara o a Roma, Orlando in Liguria, Del Rio in Emilia.La Boschi, probabilmente, correrà nella sua Arezzo. Le scelte dei nomi e dei collegi verranno formalizzate nella direzione Pd in programma il 15 gennaio, mentre una seconda direzione, il 24, si occuperà di definire le liste proporzionali.

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