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Sergio Mattarella, il piano B dopo le elezioni: larghe intese con Berlusconi, Gentiloni e Grasso

Benedetta Vitetta
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C'è un piano segreto di Sergio Mattarella per il dopo elezioni che potrebbe permettere al Paese di non tornare alle urne anche nel caso in cui il voto del 4 marzo dovesse offrire al Quirinale uno scenario caratterizzato da una ingovernabilità assoluta. Per non farsi trovare impreparati per il dopo elezioni le istituzioni, Quirinale in primis, devono necessariamente valutare ogni scenario futuro partendo da quello che è ragionevolmente prevedibile oggi. E i sondaggi di questi giorni cosa dicono? Che per ora non esiste nessuna coalizione in grado di governare sulla base delle attuali alleanze. L'idea del Colle "è mettere in campo uno schema a tre punte composto da Gentiloni, Berlusconi e Grasso" scrive Il Foglio in un succoso retroscena firmato dal direttore Cerasa, "un vaccino possibile contro i populismi e le tentazioni anti-europeiste".   Leggi anche: Feltri: povero Mattarella, chi gli è toccato difendere Mattarella intende "lavorare affinché il pacchetto di voti che otterrà la lista di Pietro Grasso, che da presidente del Senato ha lavorato in sintonia vera col presidente della Repubblica, sia messo a disposizione delle forze che insieme potrebbero comporre un governo di responsabilità nazionale, nel caso in cui dovesse prendere vita un Parlamento bloccato". L'idea del capo dello Stato, continua Il Foglio, "condivisa anche col presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è dunque quella di inserire il partito guidato da Grasso all'interno di un arco costituzionale più ampio rispetto a quello attuale ricreando in un certo modo uno schema non troppo differente rispetto a quello andato in scena nel 2013".  Lo schema a tre punte di Sergio Mattarella è uno schema solo teorico, ma è uno schema che esiste, di cui si parla non solo al Quirinale e che "in fondo non è cosi diverso da quello che lo stesso Berlusconi tentò di mettere in campo nel 2015 pochi giorni prima di scegliere il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale" prosegue l'articolo del direttore del Foglio, "all'epoca, come ricorderete, Berlusconi sondò Massimo D'Alema per valutare la disponibilità della minoranza del Pd ad appoggiare Giuliano Amato per la presidenza della Repubblica e a causa di quella mossa del Cav. il patto tra Pd e Forza Italia saltò. Un domani - anche grazie ai buoni rapporti di Giuliano Amato con il presidente della Repubblica, con il capo di Forza Italia e con il padre nobile della lista Grasso, ovvero Massimo D'Alema - lo schema potrebbe ripetersi per costruire una maggioranza. Precaria sì, ma comunque alternativa a quella dello sfascio".

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