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Federica Mogherini amica dei dittatori, imbarazzo negli Stati Uniti

Eliana Giusto
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Meglio di così, a Javad Zarif, ministro degli Esteri degli ayatollah, non poteva andare. Ricevuto con tutti gli onori a Bruxelles mentre il regime iraniano reprime la nuova rivolta, il capo della diplomazia di Teheran ha incassato dall'Ue la difesa dell' accordo nucleare siglato con Obama nel 2015. Contestato da amministrazione Trump e Israele, il trattato, e il regime che lo ha firmato, è stato blindato dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini: «L'Iran rispetta pienamente gli impegni presi con l'accordo». Un accordo, ha aggiunto Mogherini dopo il faccia a faccia con Zarif, «che è nel nostro interesse strategico». Come «la rimozione delle sanzioni», che l'Alto rappresentante auspica abbiano «un impatto positivo sulle relazioni economiche e commerciali con l'Iran». Leggi anche: La marocchina che umilia Boldrini e Mogherini: "Sottomesse all'Islam" Mogherini non si è smentita. Dopo aver taciuto per sei giorni di fronte alla mobilitazione contro il regime di Teheran, cavandosela alla fine con una blanda dichiarazione nella quale invitava a non procedere con la «repressione delle proteste pacifiche», la responsabile della diplomazia europea ha ufficializzato la spaccatura dell'asse transatlantico. Da una parte ci sono gli Usa di Trump, decisi a contrastare un accordo che si limita a bloccare per 15 anni il cammino del regime sulla strada del potenziamento nucleare; dall'altra l'Ue, che con Mogherini si è ben guardata dal battersi per il rispetto dei diritti umani in Iran. Una divaricazione che non è sfuggita alla storica testata americana Bloomberg, che all'esponente del Pd ha dedicato un articolo al vetriolo sull'edizione on line. Eloquente il titolo: «L'Alto rappresentante dell'Europa per l'appeasement». Laddove per appeasement si intende la storica tendenza europea - inaugurata dal premier britannico Neville Chamberlain negli anni '30 del secolo scorso nei confronti della Germania hitleriana - a perseguire la «pacificazione» a tutti i costi. Anche in presenza di "Stati canaglia". Mogherini, ricorda Bloomberg, la scorsa settimana si è recata in visita a Cuba. Ma non ha usato la sua influenza di capo della diplomazia Ue per richiamare l'attenzione sulla lotta degli attivisti anti-regime. Anzi, si è spesa pubblicamente contro l'embargo commerciale americano: «So molto bene che in questo momento alcuni stanno cercando di isolare Cuba. Noi europei vogliamo mostrare, al contrario, che siamo vicini a voi più che mai». Dalle parole, Mogherini passerà ai fatti a febbraio, quando a Bruxelles sarà ricevuto il ministro dello sviluppo economico di Cuba. La stessa cosa è accaduta con la Corea del Nord. Mentre l'Occidente era in allarme per i test missilistici di Kim Jong-Un, l'Alto rappresentante Ue ha preso la parola davanti al Parlamento comunitario per dichiarare che l' obiettivo di Bruxelles è aprire «canali diplomatici credibili» con Pyongyang. Così non deve sorprendere il tappeto rosso srotolato ieri ai piedi del ministro degli ayatollah, con la difesa di quell'accordo caro al regime. Mogherini, del resto, aveva già dato prova di inseguire una «pacificazione» a tutti i costi con l'Iran indossando il velo durante la sua visita a Teheran nell'agosto dello scorso anno. «L'Europa può e dovrebbe fare di meglio», sentenzia Bloomberg. di Tommaso Montesano

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