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Matteo Renzi, il retroscena clamoroso: psicodramma Pd, "si è dovuto chiudere in una stanza"

vittorio feltri
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Ha fatto un passo di lato, Matteo Renzi. Per qualcuno la scelta di tirarsi indietro da Palazzo Chigi ("A me basta che ci sia un premier del Pd") non è solo un assist a Paolo Gentiloni ma anche l'antipasto di un suicidio politico, quello che lo attende nel caso, concreto, il Partito democratico sprofondi alle elezioni. Ma fino al 4 marzo, sia pur a fatica, al Nazareno comanda ancora lui. E una fotografia del caos pre-elettorale in cui versano i dem l'ha fornita Maria Teresa Meli, con un dettaglio nel suo retroscena sul Corriere della Sera. Renzi era al Lingotto a Torino per il convegno degli amministratori locali del Pd e Renzi, scrive il Corsera, "è stato letteralmente preso d' assedio da quanti (e sono molti) vogliono un seggio, tanto che il segretario si è dovuto rinchiudere in una stanza". Per approfondire leggi anche: "Bene bene, finalmente Gentiloni...", il piano kamikaze di Renzi Sapendo che i posti disponibili in Parlamento saranno pochi (ci sono anche da sistemare gli alleati), la corsa alla poltrona si preannuncia senza esclusione di colpi e con molti delusi. "L'unico che ha un posto sicuro è Gentiloni", ha ribadito Renzi ai suoi. La deroga per la riconferma, con tre mandati alle spalle, l'ex premier la garantirà solo al suo successore a Palazzo Chigi e ai ministri uscenti. Gli altri, anche se big del partito, dovranno chiedere la deroga alla loro direzione regionale. E l'approvazione non è scontata: "Del resto - ha spiegato il segretario - dobbiamo dare dei segnali di rinnovamento". E chissà che la rottamazione, alla fine, non colpisca proprio lui, all'alba del 5 marzo. Dentro al Pd ci sperano in molti.

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