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Matteo Renzi, l'asso si chiama Carlo Calenda: la poltronissima che vuole regalare al ministro

Giulio Bucchi
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"Matteo, noi non siamo rottamatori, ma grandi costruttori e tu hai guidato questa spinta". Passa da questa frase il riavvicinamento di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il ministro dello Sviluppo economico, spesso poco tenero sia con Renzi sia con il Pd, domenica dal palco di Milano ha dato il suo appoggio al candidato governatore del centrosinistra in Lombardia Giorgio Gori e ha sancito il suo impegno a fianco del segretario in questa campagna elettorale. "Il nostro candidato a Palazzo Chigi è il segretario del Pd, secondo delle regole giuste e moderne", ha poi aggiunto per sgombrare il dubbio, alimentato da più di qualcuno nel centrosinistra, che proprio Calenda potesse diventare il candidato premier dei democratici.  Per approfondire leggi anche: "Si è dovuto chiudere in una stanza", il retroscena su Renzi Sarà comunque candidato in Parlamento? "Il lavoro parlamentare non è un lavoro in cui credo di essere capace - ammette Calenda -. Ma sono in prima linea. Non è che uno per fare politica deve per forza stare al Parlamento". E qui le parole del ministro lanciano l'ipotesi, rimbalzata anche sul Corriere della Sera in un retroscena di Maria Teresa Meli, di una sua candidatura, sì, ma a Roma lato Campidoglio. La sensazione al Nazareno è che il sindaco grillino Virginia Raggi non arriverà alla fine del suo mandato e in quel caso il profilo di Calenda sarebbe giudicato quello "ideale" per riportare il Pd alla guida della Capitale.  Per approfondire leggi anche: Faccia a faccia raggelante, il vip che non ha detto sì a Renzi

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