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Liliana Segre senatrice a vita

Quirinale

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Roma, 19 gen. (AdnKronos) - Liliana Segre senatrice a vita per altissimi meriti nel campo sociale. Una scelta non casuale quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a pochi giorni dalla celebrazione della Giornata della memoria e a 80 anni dalle leggi razziali di cui fu vittima all'età di 8 anni. "La vita di Liliana #Segre testimonianza di libertà" twitta il premier Paolo Gentiloni. "Da senatrice ci indicherà il valore della memoria. Una decisione preziosa a 80 anni dalle leggi razziali". "Una bellissima notizia. Semplicemente bellissima. #Segre" commenta Matteo Renzi ritwittando il cinguettio della nomina. SEGRE, COLTIVARE LA MEMORIA - "Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza" dice Liliana Segre, per "contrastare la follia del razzismo, la barbarie della discriminazione e della predicazione dell'odio. Sento dunque su di me l'enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica le voci di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l'umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini 'di serie A'. Che in seguito furono perseguitati, braccati e infine deportati verso la 'soluzione finale'". "Sento dunque su di me l'enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell'oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l'umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini 'di serie A'. Che in seguito furono perseguitati, braccati e infine deportati verso la 'soluzione finale'. Soprattutto le voci di quelli, meno fortunati di me, che non sono tornati, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono finiti nel vento". LA VITA DI LILIANA - Deportata ad Auschwitz, è una dei 25 sopravvissuti tra i 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono internati nel campo di concentramento. Nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno, perde la madre quando non ha compiuto ancora un anno, vivendo così insieme al padre e ai nonni paterni. All'età di 8 anni è vittima delle leggi razziali del fascismo, quando nel settembre del 1938 è costretta ad abbandonare la scuola elementare, iniziando l'esperienza dolorosa e terribile della persecuzione. Il 7 dicembre 1943, con il padre e due cugini, cerca invano, con l'aiuto di alcuni contrabbandieri, di riparare in Svizzera. Catturata dai gendarmi del Canton Ticino, viene rispedita in Italia dove, il giorno successivo, è arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Dopo sei giorni nel carcere del capoluogo, viene trasferita dapprima a Como e alla fine a Milano-San Vittore, dove rimane detenuta per 40 giorni. Il 30 gennaio 1944 viene deportata con il padre in Germania, partendo dal 'Binario 21' della Stazione Centrale di Milano. Raggiunto il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, è internata nella sezione femminile. Non rivedrà mai più il padre, che morirà ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo, in provincia di Como, il 18 maggio 1944, vengono deportati ad Auschwitz, uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno dello stesso anno. Alla selezione, le viene imposto e tatuato sull'avambraccio il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel capo di concentramento, è impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni "Union", di proprietà della Siemens, lavoro che svolge per circa un anno. Il 27 gennaio 1945, sgomberato il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz per sfuggire all'avanzata dell'Armata Rossa, i nazisti trasferiscono 56.000 prigionieri, tra cui anche lei, a piedi, attraverso la Polonia, verso nord. Liliana Segre, non ancora 15enne, viene condotta nel campo femminile di Ravensbrück e in seguito trasferita nel sotto campo di Malchow, nel nord della Germania. Viene liberata il primo maggio 1945, unitamente agli altri prigionieri, dopo l'occupazione del campo di Malchow da parte dei russi. Tornata a Milano nell'agosto 1945, è, come detto, una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Vedova di Alfredo Belli Paci, sposato nel 1951, e madre di tre figli, Liliana Segre attualmente risiede a Milano. Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio si è resa per la prima volta disponibile a partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata. È insignita dell'onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferitagli con motu proprio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 29 novembre 2004; della Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano, assegnatagli nel 2005. Il 27 novembre 2008 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università degli Studi di Trieste, mentre il 15 dicembre 2010 l'Università degli Studi di Verona le ha conferito la Laurea honoris causa in Scienze pedagogiche.

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