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Giorgio Napolitano, l'intercettazione del direttore di Equitalia sulle multe alla scorta: "Ci fanno a pezzi"

Giovanni Ruggiero
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I dipendenti di Equitalia che si sono ritrovati tra le mani il fascicolo sull'auto della scorta di Giorgio Napolitano hanno sudato sette camice per tenerla lontana da occhi indiscreti. Del guaio imbarazzante se n'è dovuto occupare personalmente il direttore per la Regione Lazio di Equitalia Sud, Alessandro Migliaccio, consapevole che il guaio più grosso dietro quella cartella esattoriale non era il groviglio burocratico che l'aveva fatta maturare fino all'agenzia di riscossione, come riporta il Fatto quotidiano, ma lo scandalo che ne sarebbe seguito se la stampa ne fosse venuta a conoscenza. I fatti risalgono a prima del 2014, quando la targa dell'auto della scorta dell'ex presidente veniva rilevata nelle zone a traffico limitato ogni volta che c'era da prelevare Re Giorgio da casa sua, nel quartiere Monti a Roma. In teoria quella targa doveva essere autorizzata, ma per errore ad ogni passaggio i vigili stampavano una multa ad ogni passaggio. Le sanzioni si sono accumulate nel tempo, arrivando fino a Equitalia. Leggi anche: Parla re Giorgio, toh proprio lui: cosa si permette di dire ai politici La faccenda con il passare del tempo diventava sempre più imbarazzante. In un'intercettazione del 16 gennaio 2014, un dipendente di Equitalia ne parla con Migliaccio al telefono: "All'epoca fecero ricorso, io non l'avrei fatto ma il ricorso è stato accolto per il silenzio assenso alla Prefettura, perché era un ricorso in cui si eccepiva la prescrizione (...). Io ricorsi per la prescrizione - riporta il Fatto - piuttosto le multe le pago perché, sennò, se poi andiamo sui giornali ci fanno a pezzi (...). Perché dice, voi non vi preoccupate quando dovete notificare gli atti ai contribuenti, però per i cacchi vostri (...). Allora, siccome il ricorso è stato accolto però adesso ci è arrivata la cartella".

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