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Luigi Di Maio, l'ombra del golpe finanziario: come con Berlusconi nel 2011, "se vincono i grillini...". Euro-regime

Giulio Bucchi
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Aria di voto, aria di golpe finanziario. Per l'Italia cambiano i protagonisti, ieri Silvio Berlusconi e oggi Luigi Di Maio, ma è sempre la vecchia storia: quando la grande finanza internazionale, legata alle monolitiche istituzioni politiche come euro e Unione europea, sentono avvicinarsi il rischio di un "cambio di regime", ecco apparecchiato lo scenario peggiore possibile. L'abbiamo vissuto nel 2011, quando la corda dello spread impiccò l'esecutivo di Berlusconi. Per certi versi è successo dal 2013 in avanti, quando a fronte di maggioranze naturali inesistenti ci hanno obbligato alle larghe intese. Leggi anche: Banche e finanza, lo "strano silenzio" sul voto italiano E ora, secondo quanto affacciato in un'intervista al Messaggero da Nicola Nobile, senior economist di Oxford Economics specializzato sulle vicende italiane, si stanno preparando le stesse condizioni di emergenza in caso di Movimento 5 Stelle al governo: "È l'opzione peggiore per lo spread e per i mercati". Qualunque risultato anti-sistema emerga dalle urne, compreso il botto di Lega e Fratelli d'Italia, farebbe suonare l'allarme rosso da Bruxelles a Francoforte. Finora, spiega Nobile, "nessuno pensa che succederà davvero ed è per questo che lo spread sta reggendo". Ma se M5s e Lega trovassero un accordo di governo, spiega, un esecutivo "anti-euro" avrebbe effetti "molto negativi, sarebbe catastrofico". A inquietare i "mercati" (tradotto: le grandi banche d'investimento e i potentati finanziari) è l'ipotesi di "un aumento della spesa senza copertura e di un gioco sull'uscita dall'euro che rischia di diventare una profezia che si autoavvera". Vietato anche solo ipotizzare l'abolizione della legge Fornero "che andrebbe a mettere ulteriore peso sui conti pubblici". In altre parole: votare va bene, ma solo fino a un certo punto.

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