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Dario Franceschini, il terrore del dirigente Pd dopo il voto: cosa potrà accadere

Giovanni Ruggiero
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La paura dei dirigenti del Partido democratico di fare un pessimo risultato il prossimo 4 marzo ha lasciato il posto alla disperazione. Con i sondaggi ormai tutti d'accordo sul crollo abissale dei consensi per i dem, anche Dario Franceschini ha deciso di abbandonarsi ai sogni e alle speranze più fantascientifiche. La prima ad esempio è puntare al governo, magari con il sostegno di Liberi e Uguale, il partito di Bersani e D'Alema nato innanzitutto con l'intento di abbattere il Pd renziano. Consapevole che i numeri dei parlamentari dem non basterebbero per formare una maggioranza, Franceschini a Repubblica spiega come ha intenzione di convincere gli ex compagni di partito: "D'altra parte - dice - eravamo tutti nello stesso partito fino a sette mesi fa". Leggi anche: E Prodi massacra Bersani e D'Alema E nel caso il risultato elettorale non dovesse dar ragione al Pd, o a Silvio Berlusconi, cosa farà Franceschini è chiaro, per lui: "C'è la Costituzione. Dice che se gli elettori non danno una maggioranza a una coalizione in entrambe le Camere, la palla passa al Presidente della Repubblica. Certo, tornare a votare con la stessa legge produrrebbe più o meno gli stessi risultati. Sarebbe ragionevole prima cambiare la legge". Altri tipi di maggioranze però sarebbero in teoria possibili, ad esempio con il M5S incaricato da Mattarella: "Credo sia fantasioso ipotizzare che i cinquestelle abbiano da soli la maggioranza - ha aggiunto - E in ogni caso, secondo le nostre regole costituzionali, l'incarico va a chi si dimostra capace di raccogliere una maggioranza in Parlamento".

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