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Cristina Rossello, l'avvocato di Berlusconi a Libero: "Ho difeso Silvio dalla Lario, ora lo farò in politica"

Giovanni Ruggiero
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L' hanno definita una vera donna di potere, «sacerdotessa» dell' alta finanza, custode di segreti bancari e d' intrecci dinastici importanti: Cristina Rossello è soprattutto un avvocato esperto di diritto societario e di affari internazionali che ha fatto della riservatezza la sua arma vincente. Difficile trovarla nei salotti tv o su riviste che non trattino di questioni legali: più facile che si destreggi tra asset patrimoniali, incarichi istituzionali, attività di mentoring al femminile, e ora anche la politica. Rossello vive da 30 anni a Milano e qui è candidata alla Camera dei deputati per Forza Italia. Leggi anche: "Boldrini? Pensa solo a...", la candidata del Cav lancia il siluro alla presidenta Perché ora la politica? «Perché il presidente Berlusconi ha deciso di dare spazio alla società civile e io rappresento questo. Inoltre credo nei valori liberali e vorrei dare il mio contributo, come faccio da anni, nel settore del sociale, nella cultura, nel sostegno alle persone più fragili, come gli anziani spesso abbandonati o vessati, e ai giovani che sono il futuro». Dicono che è in lista perché ha difeso il leader di Fi nella causa civile di divorzio da Veronica Lario e lo ha fatto così bene che si è guadagnata un biglietto di prima classe destinazione Montecitorio. «Non mi curo del fango mediatico e poi non è un' interpretazione che rende giustizia né a Silvio Berlusconi né a me, né ai colleghi che hanno lavorato per questa causa. Inoltre, non ci sono pendenze economiche, quindi dire che la mia candidatura è una ricompensa per quel lavoro è falso. Se mi sono candidata adesso e non prima è proprio perché ho voluto affrancarmi da ogni possibile interpretazione malevola». È soddisfatta di com' è andata quella causa che tiene banco anche in campagna elettorale? «Sono soddisfatta dell' interpretazione che stanno dando le sezioni unite della Cassazione perché è un tema che noi patrimonialisti avevamo affrontato da molto tempo, perché gli assetti e le divisioni patrimoniali devono essere seguiti con criteri che non sono più quelli della formazione sociale borghese, ma devono prevedere un orientamento verso la libertà e verso l' indipendenza, sia che sia femminile o maschile, a prescindere dal genere». Si riferisce al fatto che la Cassazione, con la sentenza Grilli, ha stabilito che una volta ottenuto il divorzio, non è più necessario che il coniuge con il reddito più elevato garantisca all' altro un tenore di vita uguale a quello che aveva durante il matrimonio? «Esatto. Si tratta di una svolta epocale perché sono cambiati i parametri della cosiddetta sistemazione sociale ma la giurisprudenza ha anticipato un orientamento che deve essere bilanciato da una diversa legislazione più tutelante per il coniuge più debole. In caso contrario ci sarà una zoppia che acuirà la tendenza a una riduzione dei matrimoni e alla scelta di avere figli. Il legislatore è stato insensibile e pigro, quasi anacronistico. Bisogna lavorare su questo. La giurisprudenza ha precorso i tempi». Il tribunale ora ha stabilito che la Lario deve restituire 45 milioni e che la somma che l' ex marito le versava ogni mese era troppo alta. La signora ha fatto ricorso. Cosa accade ora? «La pratica è in mano a brillanti matrimonialisti. Io sono patrimonialista. Credo che la Cassazione abbia indicato un percorso irreversibile. È un tema sul quale mi sono espressa anche prima della decisione. Conoscendo i sentimenti e il rispetto reciproco in questo caso avrei preferito che le cose fossero andate diversamente per la sofferenza umana di ambo le parti». Ambisce a fare il ministro della Giustizia? «Sono concentrata sulla campagna elettorale, affronterò al momento opportuno ogni proposta. Non ho particolari ambizioni, ma se mi vengono offerte possibilità le valuto, e se mi appassiona la materia non mi sottraggo». Sa, però, che se vince il centrodestra, dovrà vedersela con Giulia Bongiorno, capolista della Lega? «Giulia è una grande penalista, abbiamo fatto percorsi paralleli, lei nel suo campo io nel mio. So bene come sono gli scenari. Vedremo». La giustizia è da riformare a cominciare dalla legge sulla legittima difesa? «La legittima difesa è tale, punto. L' eccesso non è più parte di questo tempo ed è stato un errore del legislatore inserirlo. Un errore a cui ora bisogna porre rimedio. Sarà di sicuro una priorità del prossimo Parlamento». Negli anni di piombo avvocati, magistrati, giornalisti erano nel mirino. Oggi sta tornando una certa violenza politica e a sinistra parlano di onda nera e di rigurgito di fascismo. È davvero così? «Non dimenticherei le forze dell' ordine che sono vittime di forme di violenza politica come dimostra l' aggressione al carabiniere di Piacenza, alla polizia a Torino, da parte di gruppi appartenenti a centri sociali. Anche dall' altra parte, per carità, non sono mancate inaccettabili tensioni. Di qui però a parlare di onda nera e di rigurgito di fascismo secondo me ce ne vuole. Bisogna distinguere le manifestazioni con intento commemorativo e non violento da quelle criminali o di incitamento alla violenza che vanno sempre condannate». I giudici che si candidano finita l' esperienza politica devono tornare al loro lavoro oppure no? «No. L' elevata funzione di giudicare impone l' equidistanza e la posizione del super partes. Per me è moralmente incompatibile la confusione dell' esercizio di due poteri». Stavolta ci sono meno giudici in corsa. Un effetto della politica anti-casta? «Una maturazione della democrazia». Berlusconi sarà riabilitato dalla Corte europea dei diritti dell' Uomo? «Confido in questo. Più per lui che per l' opinione che di lui ha la gente, che ormai ha capito dove sta la verità. Conosco il presidente e so come è fiducioso in questo riconoscimento di giustizia». Continuerà a fare l' avvocato anche se sarà eletta? «Certo. Noi donne sappiamo organizzarci e utilizzare il tempo al meglio». Ha fondato "Progetto donne e Futuro", sorta di tutoraggio fatto da professioniste già affermate per aiutare le più giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Esiste il gioco di squadra tra donne? «Secondo me sì. Innanzitutto noi donne sappiamo meglio di altri i punti nodali e gli ostacoli che dobbiamo affrontare all' inizio della carriera, chi meglio di noi può indirizzare le giovani? E poi è un doppio aiuto perché fare crescere le altre dà visibilità anche alle tutor accettando il fatto che la riconoscenza non è un sentimento dovuto. Poi certo, ci vuole merito e talento. Bisogna crederci». Molestie. Chi denuncia dopo anni è credibile? «Sì perché certi comportamenti non hanno prescrizione. Poi sulla denuncia bisogna capire la situazione». Con Berlusconi al governo, scendevano in piazza le femministe di "Se non ora quando" che ora sembrano scomparse. Perché? «Il fatto che io sono candidata, in un collegio significativo come quello di Milano 1, che è il seggio del presidente, secondo me è il segno che tante polemiche e tanti appelli fatti dalle donne in passato, forse sono stati ascoltati. Io sono la prova che Berlusconi candida donne per i loro meriti professionali». di Brunella Bolloli

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