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Vittorio Feltri: "Il governo non c' è ancora ma sono già sparite le promesse elettorali"

Alessandra Menzani
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Il sistema democratico e istituzionale italiano è marcio, lo dobbiamo purtroppo ammettere con amarezza e rassegnazione. La nostra non è una opinione ma una constatazione. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento si sono svolte il 4 marzo; è trascorso quasi un mese e ancora non è successo nulla di rilevante. Il capo dello Stato darà il via alle consultazioni preliminari necessarie per formare - se si formerà, e non è detto - il governo in aprile, dopo Pasqua. Nel frattempo i neoeletti hanno esultato perché sono riusciti a mandare alla presidenza del Senato e della Camera due personaggetti pressoché sconosciuti, le cui funzioni sono prevalentemente burocratiche. Deputati e senatori sembra che abbiano vinto la terza guerra mondiale e, invece, non hanno in pratica combinato nulla di importante. Per approfondire leggi anche: Feltri, demolizione umana di Berlusconi Il problema è l' esecutivo. Chi e come lo risolverà? Questo è il punto. Su cui per ora si è sorvolato. Mattarella non ha aperto bocca perché non ha nulla da dire. I cosiddetti vincitori alle urne, Salvini e Di Maio, non si sono sbilanciati non sapendo che pesci pigliare. Ci sono molte attese e poche speranze in quanto è difficile mettere d' accordo cani e gatti. Il nodo sarà affrontato il mese prossimo; la prassi è rinviare. Non siamo capaci di prendere di petto le situazioni cosicché dilatiamo i tempi confidando nei miracoli di Sant' Antonio e San Gennaro, i quali per altro se ne infischiano della nostra tragica pistolaggine. Se gli imprenditori fossero lenti e impacciati come i politici saremmo falliti da anni. Perfino Berlusconi, da quando sta nel Palazzo, ha perso lucidità. In questi giorni è impegnato nelle pulizie pasquali: vuole liberarsi di Romani e Brunetta, quasi fosse colpa di costoro il crollo di Forza Italia. Si preoccupa di correggere tutto e tutti tranne che se stesso. Non si rende conto che se l' orchestra fa pena il primo bischero è il direttore che mena a cazzo la bacchetta. Comunque la dimostrazione più clamorosa che i meccanismi romani sono inceppati consiste nel fatto incontestabile che pur di creare un esecutivo, magari precario, la Lega è costretta ad accantonare l' idea della Flat tax onde non irritare il M5S, e i grillini a scartare il reddito di cittadinanza per non irritare i compagni di ventura o di sventura, vedete voi. In sostanza Salvini e Di Maio sono pronti a rimangiarsi le promesse elettorali basilari allo scopo di dotare il Paese di una guida. Stentiamo a credere che le cose stiano così, ma se questa è la verità c' è da mettersi le mani nei capelli e anche altrove. Chi vivrà vedrà. L' unica certezza è l' incertezza. di Vittorio Feltri

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