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Silvio Berlusconi, l'ultimo vergognoso ricatto del M5s: fatti da parte e noi lasciamo stare Mediaset, il pizzino ad Arcore

Gino Coala
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Un eventuale governo dei 5Stelle risparmierà il fortino berlusconiano: Luigi Di Maio ha fatto sapere al centrodestra che non intende colpire le aziende del Cavaliere, varare leggi aspre sul conflitto d' interessi, riformare la Giustizia per incenerire Arcore. È una puntualizzazione ritenuta necessaria, dopo i reciproci irrigidimenti degli ultimi giorni: Di Maio che chiede a Salvini di mollare Berlusconi, Berlusconi che chiede a Salvini di mollare Di Maio. Leggi anche: Di Maio, veleno sul Cav: "So che molti parlamentari..." Peccato che i due leader, quello campano e quello brianzolo, abbiano in testa disegni diversi. Luigi pensa a un asse con la Lega, se proprio non riuscirà a costruire qualcosa col Pd, mentre Silvio ha la prima opzione di un governo con dentro tutti - ma imperniato su democratici e forzisti - tanto da averne parlato esplicitamente perfino al Colle, pur ammettendo subito che «Salvini su questo non è d' accordo». In mezzo a questo tira e molla, c' è appunto il Carroccio che resta fermo sulla posizione già dettata nella notte delle elezioni: «L' unico esecutivo possibile è tra 5Stelle e centrodestra, ma Di Maio deve ritirare i veti sul Cav». I toni del Movimento non rassicurano in questo senso, addirittura Di Maio ha detto che «il centrodestra unito fa male al Paese», ma dietro le quinte nessun leghista si scompone. Domenica 22 si vota in Molise. La settimana dopo in Friuli Venezia Giulia. È difficile - ragiona ad alta voce chi s' intende di trattative - che uno dei protagonisti s' ammorbidisca di colpo, col rischio di perdere consenso. A risultati acquisiti, le trattative subiranno un' accelerazione. Nel frattempo il Quirinale avrà preso atto dei risultati, nulli, ottenuti dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: è lei che, con ogni probabilità, riceverà a breve un incarico esplorativo dal capo dello Stato (l' alternativa è Fico). NESSUNO STA FERMO La calma è solo apparente: il Pd che rimanda l' assemblea nazionale del 21 aprile è l' ennesima spia d' allarme per chi - da Salvini alla Meloni - teme l' avvicinarsi di un governissimo che piacerebbe a Bruxelles e non dispiacerebbe al Quirinale. Di Maio sarebbe contrario: è allergico a quelli che definisce «inciuci» e sogna un esecutivo chiaro e a trazione grillina. Eppure, un nuovo Nazareno o qualcosa di simile stuzzica qualche 5Stelle che non vede l' ora di sguazzare all' opposizione, sicuro che al prossimo giro M5S otterrà ancora più consenso. A interpretare queste pulsioni non c' è «il governativo» Davide Casaleggio bensì Alessandro Di Battista, il più duro a scaricare petardi contro Salvini e soprattutto Berlusconi, tanto che i retroscena raccontano di un ex premier inaspettatamente soddisfatto: Dibba «ci sta dando una mano» avrebbe detto il leader azzurro, sicuro che i toni sprezzanti dell' ex deputato complichino l' asse Di Maio-Salvini. I quali, domenica, non si sono incrociati al Vinitaly. Però i contatti sotterranei continuano, mentre nel centrodestra s' è rafforzata l' intesa tra la Meloni e Salvini (in questo senso, lo show berlusconiano al Colle è stato un balsamo). I grillini hanno ribadito la richiesta di «passo di lato» del Cav, sussurrando la possibilità di accogliere anche ministri graditi a Forza Italia a patto siano volti nuovi e non chiacchierati. Resta in piedi, però, anche il nodo della premiership. Di Maio non molla, Salvini è pronto a un passo indietro ma solo nell' ottica di un accordo dove sia lui che Luigi rinuncino a favore di un terzo nome, che per i leghisti dovrà essere «di centrodestra». IL PALLOTTOLIERE Matteo, al Quirinale, ha escluso di avere piani B e ha tolto dal mazzo la carta-Giorgetti. E ora accarezza il pallottoliere. Senza 5Stelle e Lega, è difficile costruire una maggioranza. E se proprio Di Maio dovesse accordarsi col Pd, il leader del Carroccio farebbe la stessa cosa che sognano i grillini alla Di Battista: una bella opposizione che fa lievitare il consenso. E se succedesse un patto 5Stelle-centrosinistra? «Brinderò», ammette Salvini. È per questo che Di Maio ci vuol pensare bene, prima di spezzare l' asse col partito di via Bellerio. Anche se ieri ha ringhiato: «Aspetto ancora qualche giorno, poi uno di questi due forni si chiude», intendendo che è pronto a recidere l' asse col centrodestra berlusconiano per preferire il centrosinistra. A febbraio, nel cuore della campagna elettorale, l' aspirante premier dei 5Stelle prometteva una «legge sul conflitto d' interessi», e pochi giorni fa Giorgetti s' è pubblicamente appellato al Cavaliere, suggerendogli di lavorare a una norma di quel tipo. Per il capogruppo leghista alla Camera, un' apertura berlusconiana «sarebbe la mossa del cavallo» per sbloccare l' impasse. Ma ad Arcore non hanno gradito, temendo una trappola. Ora arrivano i messaggi della diplomazia grillina, che vorrebbero rassicurare Arcore. Ma al momento non scalfiscono la diffidenza della famiglia di Berlusconi e di alcuni suoi collaboratori e amici, a partire da Fedele Confalonieri. A preoccupare, per esempio, c' è il nodo dei diritti tv con il caso Vivendi. E dietro l' angolo c' è la partita della Rai. Salvini scorre il calendario: a metà maggio, chiosa, «si farà un esecutivo». Grillini e azzurri, che ora si contattano a fatica, si sono rassegnati. Dovranno parlarsi. Anche solo per mandarsi al diavolo una volta per tutte. di Matteo Pandini

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