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Governo, la carta estrema di Sergio Mattarella dopo il terremoto tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi

Giulio Bucchi
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Deciderà entro due giorni, Sergio Mattarella. Ma l'accelerazione imprevista di Silvio Berlusconi, che ha di fatto spinto Matteo Salvini tra le braccia di Luigi Di Maio, complica non poco i giochi per il governo. Le strade, a questo punto, sono due: o davvero la Lega accetterà di strappare con gli alleati del centrodestra e accetterà di andare a braccetto con il Movimento 5 Stelle, ma in posizione di evidente inferiorità (risultati elettorali alla mano, il rapporto è 32% contro 17% a favore dei grillini), oppure, ed è questa la strada che il presidente della Repubblica considerava più percorribile fino a poche ore fa, un "governo istituzionale", o "del presidente", che, come suggerisce La Stampa, "accompagni il Paese almeno fino alla primavera 2019". Leggi anche: "Questo è...". Retroscena: Mattarella furioso al Quirinale Sicuramente ci starebbe Forza Italia, e il Pd non avrebbe la forza di tirarsi indietro. Il Movimento 5 Stelle, sempre molto attento ai suggerimenti del Colle, forse accetterebbe di buon grado magari inserendo nel programma "emergenziale" qualche punto della propria più che malleabile agenda. E la Lega? Il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, si era già sbilanciato al riguardo: "Questa ipotesi non ci piace, ma la Lega è una forza responsabile". Sul piatto, più che convenienze dirette, ci sarebbe il vantaggio di poter accollare agli altri alleati per caso qualche intoppo di governo, qualche passo falso, qualche promessa mancata, anche perché visto il quadro politico così frammentario è praticamente impossibile immaginare un governo forte e omogeneo in grado di rispettare gli impegni presi con gli elettori prima del voto. Tutto dipenderà però dal nome da piazzare a Palazzo Chigi: nella lista dei papabili premier, sempre secondo la Stampa, ci sono Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato dal 2016, l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, l'esperto di diritto amministrativo Sabino Cassese, l'economista Carlo Cottarelli ex commissario alla spending review col governo Letta e Giovanni Maria Flick, già ministro della Giustizia.

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