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Matteo Salvini, perché un governo M5s - Pd sarebbe la sua più grande fortuna

Gino Coala
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La strada per un governo a guida del Movimento Cinque stelle con il sostegno del Partito democratico sembra ormai spianata. Dal fronte grillino, lo stesso Luigi Di Maio ha fatto capire chiaro e tondo che non c'è alternativa ai dem, se non il voto anticipato. E poco importa se la base pentastellata scalpita, in gioco c'è l'unica occasione che i grillini hanno di governare, tenendo in posizione di sudditanza i nemici di sempre. Leggi anche: Imbarazzo Pd, Marcucci fa sparire il video contro i grillini: in ginocchio da Di Maio Dal fronte dem il reggente Maurizio Martina, attorniato dai capigruppo di Camera e Senato, hanno raccolto l'elemosina grillina. Certo a guardare le loro facce dopo la consultazione con Roberto Fico a Montecitorio sembrava andassero incontro a un plotone di esecuzione. Il clima alla prossima Direzione del partito purtroppo per loro non sarà così clemente, visto che Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di capitolare così e così male. Ai dem però sarà presto chiaro che se non vanno al governo, qualche mese di opposizione ora che sono ai minimi storici potrà essere solo letale, e quindi via libera al governo, anche con i grillini. La speranza di vecchi volponi della politica come Dario Franceschini è di riuscire a tenere la situazione sotto controllo, anche in un esecutivo con personaggi alla Carlo Sibilia. Un esecutivo così ibrido, quantomeno per inerzia, un po' di strada potrà farla. Ma neanche tantissima: nel giro di otto o nove mesi i vecchi rancori potrebbero tornare facilmente a galla, non solo tra i grillini, ma anche tra gli stessi dem. Già quando erano al governo, il Pd riusciva a dividersi su qualunque cosa, figuriamoci in una situazione claustrofobica come un governo guidato da un Luigi Di Maio che non aspetta altro che stringere le mani attorno al collo di un partito già moribondo. A quel punto l'unica alternativa sarà il ritorno alle urne, con risultati facilmente pronosticabili. I grillini verrebbero accolti dai loro elettori come i più grandi traditori della storia dopo Giuda, il M5s si ritroverebbe a contare i voti su un pallottoliere e chissà se la doppia cifra potrà essere ancora auspicabile. Del Pd non resterebbe traccia, se non nei libri dei saggisti tra gli scaffali dei grandi fallimenti. A capitalizzare il consenso resterebbe il centrodestra unito, con Matteo Salvini leader indiscusso e Silvio Berlusconi comunque soddisfatto per aver tenuto il punto fino all'ultimo, riuscendo anche ad aver ragione.

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