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M5s, retroscena sul "contratto di governo" con il Pd: "Angelino Alfano", la condizione più umiliante

Giulio Bucchi
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Dura per il Pd accettare di dialogare con il Movimento 5 Stelle sul "contratto di governo", dopo 5 anni di insulti e sberleffi. Ma forse è ancora più dura per i grillini, autoproclamatisi "vincitori" delle elezioni del 4 marzo, piegarsi ad "allearsi" con i grandi sconfitti nonché governanti uscenti. Di più, accoglierli come i "salvatori", gli unici disposti a farli governare. Forse è su questo aspetto psicologico che si sta giocando gran parte della partita tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Secondo un retroscena di Massimo Franco sul Corriere della Sera, la grande ambizione dei 5 Stelle è ridurre i democratici a un ruolo "alla Angelino Alfano". Spalla muta, silente, che anche quando alza la voce non trova mai davvero il coraggio di mollare il partner più forte e numeroso. Accettare, cioè, di subire di tutto in cambio di qualche poltrona di peso. Quadro ingeneroso? Forse sì, ma la sostanza è questa: una delle condizioni che il Movimento proverà a imporre ai dem è proprio quella di firmare il contratto "da sconfitti", senza cioè esigere rinunce, sacrifici o dietrofront programmatici ai "vincitori". Il guaio è che in tanti tra i pentastellati credevano che gli anti-renziani avrebbero preso il sopravvento, costretto l'ex premier e segretario al passo di lato, ad abbassare la testa. Segno che nessuno, nel M5s e nemmeno nel Pd, sembra aver compreso davvero la figura di Renzi.

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