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Luigi Di Maio, le liste di proscrizione: chi vuole far fuori dalla Rai

Davide Locano
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Non solo Mediaset, l'altro grande fantasma da esorcizzare per i 5 Stelle risiede a viale Mazzini. Mamma Rai è vissuta come matrigna, opportunista, infingarda, una sorta di tempio di tutti i vizi della prima e della seconda repubblica, soprattutto quando si rivolge lo sguardo ai telegiornali e all'informazione. Così quello che arriva dai vertici grillini è un messaggio di avvertimento con una dose neppure troppo nascosta di minaccia. Come a dire: ricordatevi che siamo il partito di maggioranza e per noi votano milioni di telespettatori. Leggi anche: Disastro Toninelli, come Di Maio: il congiuntivo dell'orrore INTERVENTO AD HOC Il “postino” è direttamente Luigi Di Maio, con una lunga lettera inviata non alla tv di Stato ma ai parlamentari del Movimento. «Nelle ultime ore - scrive Luigino - abbiamo saputo che sono di nuovo partite le richieste ai Tg Rai di fare servizi contro di noi. Negli ultimi 50 giorni ci hanno trattato con i guanti perché avevano paura che andassimo al governo e sostituissimo i direttori. Lo faremo molto presto grazie ad una legge finalmente meritocratica». I grillini non hanno mai avuto un rapporto sereno con i giornalisti, considerati per lo più pennivendoli, ad eccezione di quelli “verificati” e doc come il gruppo di Travaglio o i convertiti sinceri. Gli altri sono o da raddrizzare o da mettere alla gogna. C'è anche di fondo un desiderio di vendetta che viene da lontano. Prosegue Di Maio: «Ci hanno attaccati per cinque anni, eppure abbiamo vinto a Roma, Torino e siamo arrivati quasi al 33%». E ancora: «Dicono che perdiamo voti viste le Amministrative. Nessuno dice che a giugno 2017 abbiamo preso alle amministrative l'8% di media. Dopo pochi mesi in Sicilia il 35%. A marzo 2018 il 32,5%. A Trapani in otto mesi siamo passati dal 12% delle Comunali al 54% delle Politiche». L'accusa è di disonestà intellettuale. Solo che, adesso, anche per la Rai arriva la resa dei conti. Tra poche settimane comincia la partita per il rinnovo del Consiglio di amministrazione e il Movimento ha già dissotterrato l'ascia di guerra. Roberto Fico, in nome della trasparenza, ha pubblicato su Facebook i moduli per chi sogna e spera di occupare una poltrona dirigenziale. «Per candidarsi - scrive il presidente della Camera - bisogna inviare il proprio curriculum, che deve rispondere a queste caratteristiche: competenza professionale e notoria indipendenza, ma anche essersi distinti in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali». LA PARTITA DEL CDA I primi a muoversi contro la Rai grillina sono quelli del Pd, con Michele Anzaldi: «Speriamo che venga rispettato il pluralismo. È opportuno che per i quattro consiglieri Rai scelti dal Parlamento vengano tutelate anche le visioni del mondo dei milioni di italiani che hanno votato Pd». Il rischio quando è in ballo la Rai, insomma, è sempre lo stesso: non si faranno prigionieri. di Giulia Sbarbati

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