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Paolo Becchi: l'errore che costerà carissimo a Luigi Di Maio e M5s

Giulio Bucchi
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Dal Blog delle stelle arriva l'ultima chiamata. Il 24 giugno si può votare dice l'oracolo pentastellato. E in effetti non ha tutti i torti, anche se le condizioni e i tempi proposti sarebbero proibitivi. Dal blog si legge infatti che il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le Camere entro il 10 maggio, cioè tra pochi giorni. Si tenga conto che lunedì 7 maggio ci sarà un veloce giro di consultazioni al Quirinale con tutti i gruppi parlamentari della durata di un solo giorno, quindi se Di Maio e Salvini - che insieme hanno la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento – decidessero di tornare al voto, già martedì 8 il Capo dello Stato dovrebbe convocare i Presidente di Camera e Senato e procedere allo scioglimento delle Camere il giorno 9 con pubblicazione del decreto di scioglimento sulla Gazzetta Ufficiale non più tardi di giovedì 10 maggio. A quel punto, fino al 24 giugno, ci sarebbero in effetti i 45 giorni previsti dalla legge come termine minimo per nuove elezioni. Leggi anche: "Chi vince se si va a votare con il Rosatellum", la sentenza di Becchi Questo in teoria, in pratica la questione è molto più complessa. Di Maio non può di certo tirare per la giacca il Presidente della Repubblica e dettargli anche i ritmi. La soluzione più ragionevole l'avevamo proposta noi su Libero. Sciogliere le Camere entro il 22 maggio, dando così al Presidente della Repubblica un tempo dignitoso per esercitare tutte le sue prerogative costituzionali, e indire nuove elezioni per domenica 8 luglio (47 giorni), quando ancora gli italiani sono tutti a lavoro, anche se con le ferie alle porte. Cosa cambia se andiamo a votare a fine giugno o nella prima settimana di luglio? Assolutamente nulla, se non il fatto che il voto di luglio rispetterebbe a pieno tempi e prerogative non solo del Capo dello Stato, ma anche dei partiti, che potranno in tal modo godere di una decina di giorni in più per una nuova campagna elettorale tra le più difficili in settant'anni di Repubblica. Caro Di Maio, non avere fretta che la prossima volta invece dei forni potresti ritrovarti sotto una doccia gelata. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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