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Angelino Alfano, il record: con 1.836 giorni consecutivi è il ministro più a lungo in carica della Repubblica

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Matteo Legnani
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Oggi si compie un primato: con 1.836 giorni consecutivi di permanenza al governo, Angelino Alfano è il ministro della Repubblica rimasto più a lungo in carica. Giusto dieci anni fa, nel 2008, giurava nelle mani di Giorgio Napolitano quale guardasigilli del quarto gabinetto Berlusconi, di cui seguì le sorti. Dopo i cinquecento giorni di Mario Monti a Palazzo Chigi, assunse l' incarico dell' Interno e di vicepresidente del consiglio con le larghe intese di Enrico Letta. Al Viminale fu riconfermato da Renzi, prima di passare agli Esteri con Gentiloni, dove resterà ancora per qualche giorno, migliorando il suo record. Tutti dicasteri di prim' ordine, nei quali la maggior impronta che abbia lasciato è l' inconsistenza: quasi un pregio, se si considerano i disastri combinati da più d' uno dei suoi colleghi affetti dal virus dell' attivismo. Le leggi prendono nome da chi le ha proposte e, quando si citano nelle cronache, il più delle volte è per lamentarne gli effetti, vedi Boschi, Orlando, Madia, Del Rio, e via così. In compenso, non superarono l' esame della suprema corte né il lodo Alfano, che sospendeva i processi a carico delle più alte cariche dello Stato, né la legge sul legittimo impedimento, da lui promossa. Il peggio fu l' operazione Mare Nostrum, che inondò la penisola d' immigrati clandestini, ma Angelino ebbe l' abilità di lasciar intendere che l' aveva in egual misura voluta e subita, così da non doverne rispondere. Quelle serpi che si dedicano al mestiere del giornalismo - compreso ovviamente chi scrive - hanno a sua memoria coniato un neologismo: alfanizzarsi, che significa lasciare la formazione nella quale si è stati eletti per passare armi a bagagli sul fronte opposto. Si tratta d' una versione aggiornata del trasformismo tanto caro alle peggiori tradizioni politiche nazionali e che produce un attaccamento agli scranni ministeriali pari a quello delle cozze agli scogli. La svolta nel 2013 - Alfano si alfanizzò nel novembre 2013, quando Berlusconi, ammainato il vessillo del Pdl, preferì tornare alla cara vecchia Forza Italia e con essa all' opposizione. Lui se ne andò accostando la porta, sbatterla non sarebbe stato nel suo stile, e diede vita al Nuovo centrodestra, un brillante ossimoro partitico, visto che era stato concepito per continuare a sostenere il governo a egemonia Pd presieduto da Letta il giovane e che, se le parole hanno un senso, avrebbe dovuto definirsi di sinistra centro destra, benché gli ultimi due termini fossero senz' ombra di dubbio abusivi. Traditore? Soltanto a metà, o forse per niente: Angelino, nell' intera sua parabola, è sempre stato fedele a se stesso. Non dimentichiamo che era stato segretario del movimento giovanile Dc di Agrigento, la sua città. Erano gli anni Novanta e la balena bianca era sul punto d' inabissarsi. Mai rinnegò quell' esperienza, sempre sperando di perpetuare le coerenze d' un partito ormai consegnato alla storia. Balena bianca - Da democristiano, continuò a ritenere che destra e sinistra fossero i termini provvisori di alleanze fluttuanti che avevano nei cattolici il proprio fulcro. La Dc, in tempi di guerra fredda, comprendeva sia i Tambroni sia i Moro, giustapponendo gli opposti con logica compromissoria. Quel mondo e quel modo caddero insieme al Muro di Berlino. Alfano non se n' è mai fatta una ragione. Leggi anche: Angelino Alfano, la fine di tutto: lascia la Farnesina e pure il Parlamento Gli mancava il quid, disse Berlusconi, che gli aveva affidato il coordinamento del Pdl e che ha l' abitudine di trasformare in tonni i suoi aspiranti delfini. Di certo non gli è mai mancata l' eleganza nel tratto e nell' eloquio. Lo dimostra la sua magistrale uscita di scena, che gli ha risparmiato l' onta d' una sconfitta rovinosa. Prima delle elezioni annunciò senza iattanza il proprio ritiro dalla politica. Da allora non s' è più visto né sentito. A dire il vero, sembra evaporato da quando ha messo piede alla Farnesina. Il suo nuovo partito, Alternativa popolare, era spirato in culla. Alfano avrebbe voluto rinnovare i fasti della Dc. Grazie a lui, le formazioni d' ispirazione cattolica sono ridotte a testimonianze poco più che personali. Ora ha scelto il silenzio e nessuno se n' è accorto. di Renato Besana

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