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Matteo Salvini, Roberto Maroni lo avverte su Libero: "Di Maio? Non fidarti del M5s". Conseguenze rovinose

Giulio Bucchi
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La trattativa Lega-M5S, il ritorno di Berlusconi, il ruolo di Mattarella e il futuro del centrodestra. È un Roberto Maroni a tutto tondo quello che si confessa a Libero e che, come d'abitudine, non fa sconti a nessuno. Amici o avversari che siano. Maroni, se lei fosse al posto di Salvini, si fiderebbe di Di Maio?  «Il problema è capire quanto Di Maio incida realmente nelle scelte del Movimento. Non ho dubbi sul fatto che lui mantenga la parola, ma Grillo? Casaleggio? La rete? I Cinquestelle sono volubili, cambiano opinione da un giorno all'altro. È questo che deve temere Salvini». Quindi Matteo rischia a trattare coi grillini?  «Quella di Salvini non è una scelta sbagliata, ma certamente sarà impegnativa per il futuro, perché è chiaro che se si chiude l'accordo col M5S, il centrodestra così come lo intendiamo oggi non esisterà più. Si aprirà una pagina nuova. Con tutte le conseguenze del caso, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi». Si riferisce alla riabilitazione di Berlusconi? Questa decisione cambierà lo scenario politico? «Cambierà eccome. Intanto l'atteggiamento di Forza Italia si è già fatto più aggressivo e proseguirà almeno fino alle prossime elezioni europee, che con Berlusconi in campo (e all'opposizione) potrebbero mutare gli equilibri politici. Del resto io Silvio lo conosco bene. Lui è un maestro nel raccogliere consenso in campagna elettorale e nel 2019 non si risparmierà. E se un governo gialloverde dovesse segnare il passo in termini di voti, tutto verrebbe rimesso in discussione. E non solo a Roma». Ci potrebbero essere problemi anche nelle Regioni e nei Comuni?  «Fino all'altro ieri avrei detto di no, ma con Berlusconi riabilitato non mi sento di escluderlo». Tornando al governo, Forza Italia ha già detto che non voterà la fiducia e Berlusconi al telefono ha invitato Salvini a rompere la trattativa e andare al voto subito. Giorgia Meloni ha rifiutato poltrone e si è sfilata. Che cosa farebbe lei al posto di Salvini?  «Io continuerei l'alleanza di centrodestra. Sarò un nostalgico, ma non dimentico i grandi risultati che i nostri governi hanno ottenuto in materia di lotta alla mafia, lavoro, immigrazione. Poi ci sta che Salvini faccia una scelta diversa, ma io dopo i fatti di sabato mi sono convinto che la strada maestra debba essere quella di fare una legge elettorale sul modello dei sindaci, andare subito alle elezioni e poi governare per cinque anni con Matteo premier e una maggioranza di centrodestra». Le trattative, però, proseguono a ritmo serrato. A ore dovrebbe uscire anche il nome del premier che potrebbe essere una terza persona diversa da Salvini e Di Maio. Questo non sarebbe un po' tradire gli elettori?  «Da leghista, sarei molto deluso se il premier fosse una terza persona. Vorrebbe dire rimangiarsi tutto quello che, giustamente, è stato detto in questi anni sui premier non indicati dal popolo». Meglio la staffetta tra i due?  «Sarebbe una scelta nuova, inusuale, ma non scandalosa. Una scelta da Terza Repubblica. Io comincerei in ordine alfabetico inverso». Parliamo di programmi. Si parla di un documento di venti punti. Però su questioni pratiche come l'Ilva o la Tav l'accordo sarà difficile da trovare. Questo potrebbe azzoppare l'esecutivo?  «La vera partita non è sulle singole questioni, ma sull'impostazione generale delle politiche del nuovo governo. È un fatto che l'alleanza si fa tra una forza, il M5S, a forte trazione sudista e statalista (da leghista il reddito di cittadinanza è irricevibile politicamente) e l'altra, la Lega, che spero abbia ancora come priorità quella di rappresentare la questione settentrionale e il libero mercato. La vera sfida è mettere assieme queste due visioni». In questi giorni uno degli attori principali è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che giudizio ne da?  «Ho visto all'opera diversi presidenti, Mattarella, rispetto a Scalfaro e Napolitano che erano due interventisti, è stato molto istituzionale. Io non ho di lui un giudizio negativo, anche se mi sarei comportato diversamente. Dopo Casellati e Fico avrei dato il mandato a Salvini prima e a Di Maio poi per andare in Parlamento a prendersi la maggioranza. E in caso di fallimento, governo del presidente, legge elettorale ed elezioni il prima possibile». Maroni, se Salvini domani la chiama e le dice: «entra nel governo», lei cosa risponderebbe?  «No, grazie. Ho già dato. Però c'è un ultimo consiglio che vorrei dare a Matteo. La sicurezza, intesa non solo come immigrazione, sarà la vera sfida per il prossimo governo. Ecco, quella casella dovrà essere occupata da un leghista. Se non fa il premier al Viminale vedrei bene lui. Poi io sono sempre pronto a dargli qualche dritta». di Fabio Rubini

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