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Roberto Maroni, la sfida a Matteo Salvini: "Non può fare il ministro dell'Interno e il segretario della Lega"

Davide Locano
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Dopo lunghi mesi in cui veniva dato in lizza anche come papabile premier, ipotesi man mano sfumata dal 4 marzo in poi, Roberto Maroni è ufficialmente fuori dalla corsa a Palazzo Chigi. E il leghista sceglie il day-after al conferimento dell'incarico a Giuseppe Conte per sganciare la sua bomba politica, rompendo un lungo silenzio. "Non è un mistero che io fossi contrario a un governo Lega-Cinque Stelle. Avrei preferito che governassero senza di noi, per poi vederli fallire. Salvini sarebbe andato al governo con un centrodestra più forte che mai. Ciò detto, se questo governo nasce, io non farò il tifo contro", premette. Leggi anche: Quando Maroni disse: "Adesso avanti con Gentiloni" Quando gli ricordano che Salvini sta per diventare ministro dell'Interno, gli viene chiesto se il segretario ha chiesto consiglio, a lui ex titolare del Viminale: "Sì, certo. Abbiamo parlato delle delicatezza del Viminale e di come si dovrà comportare. Vede, questo è un ministero affascinante e anche molto delicato. Quando siedi su quella poltrona ricopri un ruolo importante e assumi dei poteri che non ha nessun altro ministro, nemmeno il presidente del Consiglio o il capo Dello Stato". Dunque, il consiglio, ed è qui la bomba politica: "Dare mano libera alla polizia? Gliel'ho detto: non si può fare. Sono cose che si dicono nei comizi, ma poi quando sei lì, ti rendi conto che hai responsabilità enormi e tra l'altro che si tratta di un ruolo incompatibile con quello di un segretario di partito. Si rischia di creare dei problemi di cortocircuito e questa è una cosa che Matteo non aveva considerato. Il ruolo deve essere istituzionale e super partes, sennò non funziona". Il messaggio di Maroni, insomma, è chiarissimo: Salvini non può essere contemporaneamente ministro dell'Interno e segretario della Lega.

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