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Matteo Salvini, Lucia Annunziata: perchè elogia la sua flat tax

Matteo Legnani
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Un intervento impensabile, quello di Lucia Annunziata sulle pagine de La Stampa. Lei, che è stata comunista e direttrice di Rai3 quando si chiamava TeleKabul per l'orientamento politico decisamente di sinistra, si schiera a difesa della flat tax in salsa salviniana. Che non è quella che favorisce la finanza e il grande capitale, ma neppure quella che tutela l'idea di economia "statalista" da sempre difesa dalla sinistra, con una visione statica della ricchezza che è quella "all'ombra dell'attività pubblica". No, la flat tax che difende la Annunziata è quella che può, a fine anno, aiutare il piccolo e medio imprenditore a comprare una macchina da lavoro in più, ad assumere un operaio in più, ad acquistare un'altra auto o una nuova auto, dando lavoro e incentivando i costumi. E' cioè la flat tax di una parte del Paese tra Veneto, Lombardia, Piemonte, che di pcicole e medie fabbriche ancora vive e che ha annate buone e annate storte. E che la flat tax può decisamente aiutare. Cioè, spiega ancora la Annunziata, "quando Salvini parla di ricchi occorre intendersi: per lui un imprenditore è un operaio che ce l'ha fatta". E il ricco non è certo quello con la Bentley e l'aereo privato o la barca. Su questo, però potrebbe alla lunga prodursi uno scontro col Movimento 5 Stelle che, "fondato sull'idea di una democrazia diretta e sulla affermazione di una eguaglianza assoluta dell'uno vale uno della cittadinanza, non immagina l'articolazione che richiede l'ammissione della ricchezza. Leggi anche: Lucia Annunziata, la brutta accusa: conflitto d'interessi. Chi ha invitato a Rai3: ma davvero?

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