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Roberto Fico e gli ortodossi del Movimento 5 Stelle all'attacco di Davide Casaleggio

Matteo Legnani
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Il conto alla rovescia è partito. Non si sa quando arriverà a zero. Ma a quel punto, il processo di trasformazione del Movimento 5 Stelle nel Pd sarà completato. Dopo mesi (anni?) di coltellate alle spalle e sputtanamenti reciprochi tra le varie fazioni, i grillini si divideranno in due (o piu'?) partiti e a quel punto la loro parabola politica toccherà il fondo, dopo aver per brevissimo tempo sfiorato le stelle. Perchè è chiaro che quanto sta accadendo in queste settimana tra l'area più movimentista, quella guidata da Roberto Fico, e l'area governativa che fa capo a Luigi Di Maio, non potrà durare a lungo senza provocare conseguenze profonde. L'ultima stilettata alla "maggioranza" è arrivata nelle scorse ore, ripresa dal quotidiano Il Messaggero: riguarda le nomine nelle partecipate statli, dopo quanto accaduto nei giorni scorsi a proposito del nuovo stadio della Roma. Il deputato Luigi Gallo, vicinissimo a Fico, ieri ha esternato che "per le partecipate statali bisogna usare criteri limpidi e trasparenti: nessun conflitto di interessi e raccolta e pubblicazione di curriculum online (e qui l'attacco a Davide Casaleggio e alla sua piattaforma Rousseau è lampante), perchè gli enti sono dei cittadini e non della politica". Gli ha fatto eco Paola Taverna: "Io non ho mai partecipato ad alcun processo decisionale nè presentato curriculum per scegliere tecnici". Leggi anche: Roberto Fico, il golpe nel M5S per far fuori Luigi Di Maio: la guerra parte dalla Rai

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