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Di Maio, su migranti accordo Ue ottima base partenza

AdnKronos
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Milano, 30 giu. (Labitalia) - "Quella di ieri è un'ottima base di partenza, però adesso mi aspetto dai Paesi che tengano fede alla parola data in quell'atto, che è stato firmato ieri da tutti Paesi europei. Se non lo faranno vorrà dire che l'Europa non esiste più". Così il vicepremier Luigi Di Maio, a margine del Festival del Lavoro in corso a Milano, ha commentato l'accordo sui migranti siglato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Consiglio europeo. Del resto, ha spiegato Di Maio, "questa, a livello europeo, non è una partita in cui c'è chi vince e c'è chi perde, secondo me ieri abbiamo stabilito prima di tutto un principio". E cioè che "senza l'Italia non si va da nessuna parte, chi arriva in Italia arriva in Europa e quindi i migranti che sbarcano in Italia sono una questione europea". Perché "ci si vede fino alle 5 di notte, si scrive un documento tutti insieme, si dice che si vuole aiutare l'Italia sui migranti, si dice che chi sbarca in Italia sbarca in Europa, che c'è l'intenzione di rivedere Dublino, ma se non lo vogliono fare gli altri Paesi vuol dire che quelle riunioni non servono a nulla. E questo si, sarebbe un problema", osserva. "Se i Paesi che hanno firmato il documento al Consiglio europeo dovessero smentire quel documento, forse dovremmo rivedere i 20 miliardi di euro che diamo ogni anno all'Unione Europea".ha detto il vice premier . "Io, personalmente -ha spiegato Di Maio- penso che dovremmo fare centri nei Paesi di provenienza perché il miglior modo per aiutare i migranti è fare in modo che non debbano più fare viaggi della speranza, che a volte si trasformano in tragedie in mare". Viaggi che "le ong, purtroppo, in questi anni hanno o assecondato oppure gestito senza coordinarsi con la guardia costiera libica, come è successo per la Life Line". E dunque, "penso che questi siano i centri che ci devono interessare; centri di protezione nei Paesi africani in modo tale che questa gente non prenda una nave, una barca, un gommone per attraversare il Mediterraneo". L'obiettivo è questo, ma "deve essere chiara una cosa: noi diamo 20 miliardi di euro all'anno all'Ue, se questi signori dopo aver firmato un documento, dopo qualche ora, smentiscono quel documento, vuol dire che forse dobbiamo rivedere quei 20 miliardi, visto e considerato che non appena si ottiene un mezzo risultato questi Paesi subito fanno un passo indietro". Forse, ha concluso Di Maio, "così saremmo ancora più convincenti, visto e considerato che il tema del veto, e del porre il veto, vedo che preoccupa. Per un'Italia che in questi anni, a quei tavoli, non ha mai neanche parlato di veto". Di Maio, arrivando al Festival del Lavoro, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un parere sugli ultimi sondaggi che riportano una crescita della Lega rispetto al M5s. "Questo è uno schema che credo abbia sempre portato fortuna. Noi -ha spiegato Di Maio- siamo sempre stati sottovalutati, trattati come inesperti e incapaci, ma in 5 anni abbiamo mandato a casa Letta, Gentiloni Renzi e Berlusconi". Quindi, ha sottolineato, bene "finché è così, finché ci dicono che stiamo arrancando, che non siamo bravi e non siamo capaci", perché "poi il Movimento si piazza sempre davanti a tutti quanti e manda a casa la vecchia guardia". Infine, la proposta lanciata da Beppe Grillo di privatizzare due reti Rai e trasformarne una, privandola del tutto degli spazi pubblicitari, "era una vecchia proposta del Movimento Cinquestelle inserita nel programma del 2009; ma nel contratto di governo, per ora, abbiamo inserito esclusivamente che non vada più lottizzata", ha assicurato il vicepremier a margine del Festival del Lavoro spiegando: "La smetteremo quindi con persone del partito all'interno del cda, il direttore generale, presidenti e direttori dei tg", perché "deve tornare un po' di merito in Rai". E ha aggiunto: "So che è una grande sfida, ma è questa la vera sfida culturale. Se l'industria culturale del nostro Paese ricomincia a fare cultura e non si mette a lavorare per i partiti -ha concluso- allora quell'azienda cambierà la cultura di tutto il Paese".

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