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Luca Zaia: "Manteniamo le promesse, per questo la Lega cresce ancora"

Giulio Bucchi
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Caro Luca Zaia silente governatore dello Zaiastan ossia del Veneto. Oggi è il sacro giorno di una Pontida salvinemente modificata...  «Ricordo sempre una frase di Matteo Savini prima delle Europee del triondo del Pd: "Se non raggiungo la soglia me ne vado a casa". Eravamo con le pezze al culo, per usare un' espressione letteraria dei "cadaveri eccellenti", non pensavamo neanche di raggiungere la percentuale di sopravvivenza, mi pare fosse il 3%. Ma Salvini ce l' ha fatta, e da lì è stato inarrestabile, con continui salti controcorrente».   Da habitué dei consensi bulgari che mi dice della Lega che tocca nel sondaggio del Corriere della sera il 31% stracciando 5 Stelle?  «Non mi fido dei sondaggi. Ma saliremo ancora. La Lega ha un leader che ha saputo interpretare il momento storico: la politica non è più contrapposizione tra destra e sinistra, ma tra leader che fanno le promesse e le mantengono e quelli che non lo fanno. L' elettorato è fluidissimo e crede nella persona: qui Renzi prese il 42%. Ma non ha mantenuto le aspettative, e l' hanno mollato. Salvini -si può dir tutto- ma non s' è messo a concischiare sui bollettini marittimi: lui la nave Aquarius l' ha bloccata. Punto». E se, sfiga, la nave avesse attraccato?  «Fosse accaduto come al solito, irritazione a parole ma zero fatti, be' sarebbe stato lo spartiacque politico. Quello sbarco avrebbe deviato il corso di questo governo. Ma non è accaduto. Sarà stato un atto di arroganza, ma sul chinare la testa all' Europa abbiamo già dato, stavolta ci siamo impuntati».  Però avete contro tutta l' Europa. Il che non è carino.  «Fa nulla, più ci attaccano più si cresce. Matteo, se mi consenti, ha realizzato in pratica, il Contratto sociale di Rousseau» «Trovare una forma di associazione che difenda e protegga, mediante tutta la forza comune, la persona e i beni di ciascun associato...». Il Patto sociale tra politica e cittadino.  «Esatto. E guarda cosa sta succedendo sui respingimenti in Austria o nella Germania del ministro degli Interni Seehofer, tra l' altro, simpaticissimo, era mio omologo quando ero al dicastero dell' agricoltura. Il popolo ne ha le tasche piene». Ma come la mettiamo con la Francia di Macron?  «La Francia è sempre lì col ditino. Ti racconto un episodio: prima del referendum del 4 dicembre conobbi l' allora ambasciatrice francese. Voleva spiegarmi perché facessimo male a votare no. Le risposi: mi scusi, non capisco, ma lei è ambasciatrice di Francia o si fa i cazzi degli italiani?».  Il premier Conte ha portato a casa, sull' immigrazione, un accordo farlocco?  «Per me è stato bravo, aveva Salvini dietro. Certo, poi lo sappiamo che mettere mano ai trattati in Europa è complicato. Ma, almeno, da ora si sa che l' Italia è diventata intransigente sui flussi migratori. Eravamo diventati colonia da saccheggio per la Ue, vedi il taglio dei fondi agricoli e delle politiche di coesione. Per noi, c'è sempre la pregiudiziale del pizza e mandolino». Ma non è che hanno fatto intuire a Conte che ci potrebbero essere problemi con la Legge di stabilità?  «Gli economisti che lo affermano hanno cannato tutte le previsioni degli ultimi anni». Be', però questi sono i numeri. In fondo sui 20 miliardi di manovra, ci sono le clausole di salvaguardia a 12/15 miliardi, l' idea della Flat Tax a 40 e del reddito di cittadinanza a 20. Non è che non ci stiamo dentro?   «Se parliamo di Europa, vediamo i conti dei francesi, il surplus dei tedeschi, il casino che ci sta causando la Brexit...». Il romanzo della Lega, negli anni, è un ottovolante. Ma come siete risuciti a passare dalla catalessi dell' 8% ai sondaggi del 31% di oggi?  «L' intuizione di Salvini è stata quella di passare dal progetto nordista a quello nazionale; ha capito che era necessario curare anche le altre regioni. É come avere un figlio svogliato che si alza tardi, cazzeggia e non si trova un lavoro, diventa un costo per la famiglia, no?...». In che senso, scusi. Non afferro la metafora familiare.  «Dico che se il sud non virtuoso si riscatta e cresce, anche le nostre tasse al nord diminuiscono. E la famiglia, a quel punto, si dà fare per costruire al figlio un minimo di futuro. In tutto questo c' è utilitarismo». E allora, il referendum - passato - sull' autonomia?  «È sulla buona strada. Non abbiamo abbandonato il nord, anzi mi dicono che sul Veneto sono un rompicoglioni. Se oggi ogni regione può chiedere l' autonomia lo deve al nostro 60% dei consensi. Nelle trattative la forza contrattuale è mostruosa. E sarebbe assurdo se proprio questo governo non ci venisse dietro». Il Veneto soffre ancora?   «Il Veneto da solo ha 150 miliardi di pil, il 6,9% dei disoccupati e 600 imprese che puntano soprattutto sull' internazionalizzazione: i cruscotti e le centraline elettriche delle auto tedesche li facciamo noi. Siamo i più virtuosi se escludi Trento e Bolzano. Ma non è un buon motivo per ignorarci». Ma la conferma dei dazi contro la Russia non vi fa perdere 1 miliardo?  «Sì. Pensa: stavo andando alla Fiera del Mobile di Mosca, e ricevetti un blocco del premier Gentiloni. Me ne fregai altamente e diressi verso la Russia». Di Maio? «Col decreto dignità si sta ben comportando. Avrà grattacapi in autunno, con la contrattazione collettiva, Ilva, Alitalia. Però, se non sbaglio, è il M5S ad aver chiesto quei ministeri». Lei sta insistendo come un pazzo per volere le Olimpiadi invernali a Cortina, in concorrenza con Milano e Torino. Perché tanto ardore? «Sarebbero un ritorno alla storia. E noi abbiamo già fissato i Campionati del mondo di sci nel 2021, e quindi i costi sarebbero minimi. Eppoi rispetto a Torino e Milano, ricordo che qui, almeno, c' è la neve» di Francesco Specchia

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