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Il vicesegretario alla sicurezza Usa: "Renzi svelò a Obama le interferenze di Putin sul voto"

Cristina Agostini
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Quando il 18 ottobre del 2016 l'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova alla Casa Bianca denuncia a Barack Obama le interferenze della Russia sul voto per il referendum costituzionale: "Stanno facendo in Italia le stesse cose che fanno qui",  ovvero favorire Donald Trump. "Era un' azione sofisticata. Non solo contro il referendum, ma una serie di mini scandali che creavano un' ombra intorno ai membri della sua coalizione" rivela a La Stampa Ben Rhodes, all'epoca vice consigliere per la sicurezza nazionale, presente nell'Ufficio Ovale durante il colloquio. Leggi anche: "Gli immigrati? Grazie all'Italia libereremo l'Europa". Le Pen a Libero: "Che bruttissima fine farà Macron" "Se il referendum fosse fallito Renzi sarebbe stato costretto a dimettersi, aprendo la porta all'amico di Putin Silvio Berlusconi", continua Rhodes. Allora nemmeno si poteva immaginare un futuro governo M5s-Lega. Per questo il capo della Casa Bianca aveva risposto così al premier: "Ben sta lavorando su questo problema. La tua gente dovrebbe tenersi in contatto con lui". Rhodes nota che "Renzi mi aveva guardato con un senso di attesa, come se io avessi le risposte". E Obama volle evitare di denunciare pubblicamente il sospetto per non commettere lo stesso errore fatto negli Usa.  Questo retroscena è contenuto nel libro "The World As It Is", che l'ex consigliere di Obama ha appena pubblicato. Non solo. L'ex vice presidente Biden aveva pubblicato un articolo su Foreign Affairs, in cui sosteneva che le operazioni russe erano proseguite dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre, per influenzare anche le elezioni del 4 marzo. "Noi sappiamo, e abbiamo un sacco di prove, che la Russia sta sostenendo la Lega Nord e i Cinque Stelle. Non si tratta solo di appoggio online, ma anche politico. Intendo per esempio l' accordo che la Lega ha concluso per cooperare col partito di governo Russia Unita, cioè quello di Putin. Sono link profondi. Non solo digitali, ma anche politici". 

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