Cerca
Logo
Cerca
+

Giovanni Tria, il ministro infiltrato contro Lega e M5s: così inginocchia l'Italia alla Cina

Gino Coala
  • a
  • a
  • a

È solo questione di settimane prima che esploda lo scontro vero tra Lega e M5s da una parte contro il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Il pomo della discordia, neanche a dirlo, sono i soldi, sempre troppo pochi, sempre in ritardo rispetto alle aspettative. Il ministro dell'Economia sa di avere una missione complicatissima per 2019. Una volta finita la stagione del Quantitative easing della Banca centrale europea, lo Stato italiano dovrà darsi da fare per piazzare i suoi titoli di stato a lunga scadenza. Leggi anche: Tria promuove Andrea Rivera come dg del Tesoro: l'uomo che ha rovinato le banche In ballo ci sono 400 miliardi di Btp che Tria spera di sistemare con investimenti soprattutto dalla Cina, dove da economista universitario ha saputo intrecciare ottime relazioni. L'obiettivo è più che ambizioso, di certezze però non ne può avere neanche un indovino. Per questo Tria sta sfidando la pazienza di leghisti e grillini, provando a contenere tutto quello che hanno promesso in campagna elettorale. Contratto di governo alla mano, Lega e M5s sperano di rimetter mano alla riforma delle pensioni, tagliare le tasse sulle partite Iva, di intervenire sui centri per l'impiego. Una lista che si allunga di giorno in giorno, facendo lievitare i possibili costi della prossima manovra elettorale. La questione però non si ferma al solito problema dei soldi che mancano. Tria spera di tenere a bada ogni intemperanza che potrebbe riportare i mercati a speculare sull'Italia. Il che si traduce in un contenimento di imperio sul ministro Paolo Savona, che fino a pochi giorni fa insisteva sulla necessità di un piano B, nell'eventualità di un'uscita dell'Italia dall'euro, per volontà propria o di altri.

Dai blog