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Giovanni Tria, il clamoroso retroscena dal governo: parla solo con Giuseppe Conte, il sospetto di Di Maio

Giulio Bucchi
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Grillini, leghisti e tecnici: il governo a tre teste, con il premier Giuseppe Conte nel complicato ruolo del "raccordo", è cosa nota fin dalla nascita ma è il ruolo di Giovanni Tria, in questi giorni, a rischiare di far saltare il banco. Il ministro dell'Economia, che avrà una parola pesantissima su flat tax e reddito di cittadinanza, a molti esponenti di Lega e M5s sembra voler fare muro, magari in stretta asse con il Quirinale. Una sorta di contrappeso alla spavalderia dei gialloverdi. Leggi anche: Il piano di Tria (contro Lega e M5s), Italia in ginocchio dai comunisti  C'è di più: secondo un gustoso retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera, Tria si rifiuta categoricamente di metterla "in politica", anche per quanto riguarda la partita delle nomine delle partecipate dal Tesoro: non ha mai partecipato ai vertici e parla solo con il presidente del Consiglio, che gli riporta le posizioni dei due partiti alleati e a sua volta riferisce a Matteo Salvini e Luigi Di Maio gli appunti del ministro. Un atteggiamento irremovibile che avrebbero già fatto guadagnare a Tria il poco simpatico nomignolo di Mister "Authority indipendente". Traduzione: un corpo estraneo. E a sospettare di più di questo algido distacco, sottolinea il Corriere, sarebbe Di Maio, che teme un rapporto gelido con i 5 Stelle ma più stretto con la Lega, per via della presenza del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, numero 2 di Salvini e vero punto di raccordo sul tema nomine. 

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