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Marcello Veneziani: "Sergio Mattarella riesce a farci rimpiangere persino Giorgio Napolitano"

Cristina Agostini
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Sergio Mattarella è a metà del suo mandato e "a metà del guado, o del guano", scrive Marcello Veneziani su il Tempo, il bilancio è tutt'altro che positivo. Anzi, Mattarella, dice, ci fa rimpiangere persino Giorgio Napolitano. "La sua flemma, il suo aplomb, la sua bocca cucita, i suoi discorsi biascicati come rosari, la sua lieve gibbosità senza collo", spiega, "furono visti come segni della sua saggezza e della sua felpata prudenza. E non segni del suo gattamortismo istituzionale che ci portava" a "ribattezzarlo Mummiarella, Mosciarella o Mortarella". Leggi anche: "Foa? Vergognatevi. Avete la faccia come...". Veneziani da godere: massacrati i sinistri Insomma, Mattarella "è riuscito a specializzarsi in una sola pertinenza: è stato il presidente dei migranti e dei loro impresari locali". E' stato "il custode dell'estalishment ma con finestra affacciata sui barconi. In alto rassicurava i potentati interni ed europei, in basso apriva le porte ai migranti". Il presidente è stato "una cassa di risonanza ad alta fedeltà di tutto ciò che ha detto e pensato il Pd". Poi la bordata finale: "Sul piano politico e strategico il punto più basso lo ha toccato di recente quando ha posto il veto su Savona" e "ha proposto un governo del presidente senza accorgersi che non sarebbe stato nemmeno un governo di minoranza ma addirittura un governo senza un voto parlamentare. In queste vicende si è vista l'abissale differenza col suo predecessore, il comunista navigato Napolitano, che queste manovre almeno, le sapeva fare".

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