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Decadenza Berlusconi: si vota il 27 novembre

Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
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La decadenza di Silvio Berlusconi si voterà in Senato il prossimo 27 novembre. Lo ha comunicato la conferenza dei capigruppo riunita a palazzo Madama convocata dal presidente del Senato, Pietro Grasso, oggi, martedì 5 novembre, e lo ha confermato il voto dell'aula. Respinta invece la proposta di Sel e M5S che volevano votare già in giornata la decadenza del Cavaliere. Sono state sentite le ricostruzioni di stampa che sostenevano che la decisione non sarebbe arrivata in giornata. Il voto non slitta a metà dicembre, ma solo pochi giorni dopo il teorico e definitivo ok alla legge di stabilità. I dubbi - Il voto sulla sorte del Cavaliere potrebbe avere pesanti ripercussioni sul futuro del governo. Lo schiaffo del voto palese, deciso forzando i regolamenti, non è ancora stato digerito dal Pdl e dal suo leader. Renato Brunetta ha ribadito: "Serve il voto segreto", che però difficilmente arriverà. Il nodo da sciogliere era proprio la data del voto sulla decadenza: prima o dopo il voto sulla legge di stabilità, il cui primo voto al Senato deve arrivare entro il 22 novembre? Semplice la soluzione del "giallo": la fucilazione del Cav avverrà dopo che il governo avrà incassato il primo ok da Palazzo Madama - dove i numeri sono più ballerini - per la manovra. L'obiettivo? Prima ottenere i "sì" degli azzurri, poi sbarazzarsi di Berlusconi. La deadline - La questione della data, dunque, è tutt'altro che irrilevante. Un Cavaliere decaduto con voto palese avrebbe potuto definitivamente abbandonare ogni indugio e rompere con il governo Letta, sostenuto da quel Pd che ha scelto la strada più rapida per farlo fuori, "rivisitando" il regolamento di Palazzo Madama. Già secondo le prime indiscrezioni, l'orientamento era quello di far slittare il voto a metà dicembre, quando la legge di stabilità sarà già blindata. Uno slittamento nel nome della governabilità, a cui sono però contrari i grillini, che promettono battaglia. Il calendario ora sarà votato in Aula.  La tesi - Il piano, però, non sfugge né a Berlusconi, né ai filogovernativi, né ai falchi. Questi ultimi insistono con il loro leader, al quale spiegano: "Vogliono usare i tuoi voti, e poi farti fuori". La tesi è semplice: lo slittamento del voto sulla decadenza è soltanto un "contentino" con cui tenere a bada Berlusconi, accaparrarsi in massa i "sì" del suo partito sulla legge prima di cacciarlo dal Senato. Il Cavaliere lo sa, e non esclude alcuna soluzione. Furia Pdl - Il Pdl, da parte sua, ha risollevato il caso della violazione della Camera di consiglio durante la riunione della giunta per le elezioni, che si è pronunciata a favore della decadenza stessa. Un consiglio di presidenza di Palazzo Madama riaffronterà il tema sollevato dal Popolo delle libertà che ipotizza possano esserci ricadute sulla validità delle decisione, ora all'esame dell'Aula.  Il post - Renato Schifani e il vicepresidente, Maurizio Gasparri hanno infatti sollevato una pregiudiziale in ordine al pronunciamento della giunta per le elezioni, in relazione ai post del senatore Vito Crimi e delle numerose comunicazioni con l'esterno a vario titolo avvenute durante la camera di consiglio della giunta. "Secondo noi - ha spiegato Gasparri - la questione attiene anche alla validità del pronunciamento della giunta". Pregiudiziali sollevate dal Pdl a cui risponde il capogruppo Pd Zanda: "Una questione - dice - totalmente inesistente sotto il profilo giuridico".  

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