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Governo, a gennaio il rimpastoEcco le poltrone a rischio

Letta punta a restare a Palazzo Chigi almeno per tutto il 2014. Ma non può farlo con ministri compromessi da scandali o che è costretto a smentire in continuazione

Matteo Legnani
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I primi sei mesi sono stati, diciamo, di rodaggio. Con la maggioranza sempre in bilico per la minaccia dei falchi Pdl di portare il partito fuori dalle larghe intese. Certo, il voto di fiducia dello scorso 2 ottobre ha fatto capire che il governo Letta potrebbe marciare anche sulle sue gambe. Ma non è certo sul voto di una trentina 8sì e no) di senatori alfaniani, che l'esecutivo potrà reggersi per almeno per tutto il 2014 e guidare con successo (o almeno con dignità) il semestre italiano di presidenza Ue. Serve un cambio di marcia. E se ancora resta da vedere se e come i lealisti Pdl reagiranno alla quasi certa decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, è certo che alcuni esponenti del governo non hanno fin qui portato acqua al mulino delle larghe intese. Gennaio, allora, con le primarie Pd alle spalle e il Pdl che avrà sciolto la sua riserva, potrà essere il mese giusto per mettere mano alla squadra. Due nomi spiccano tra tutti per quello che viene comunemente definito "rimpasto". Il primo è quello di Annamaria Cancellieri, che ha opportunemente scelto questi giorni per un piccolo intervento al braccio sul quale cadde la scorsa estate e che le dava tuttora dolori. Ma la lontananza dai riflettori è solo una tregua nel caos seguito alla figuraccia fatta dal ministro della Giustizia nel caso Ligresti. Al suo ritorno in Parlamento, la Cancellieri è attesa da una mozione di sfiducia promossa dal Movimento 5 Stelle. E sono in molti a giurare che tra la fine dell'anno e l'inizio del 2014 sarà lo stesso ministro a togliere il disturbo. Il secondo nome sulla graticola è quello di Fabrizio Saccomanni. Il ministro dell'Economia è più volte stato smentito e contraddetto dallo stesso Letta, ha poche conoscenze all'estero tra i colleghi ministri che contano e più volte ha messo in imbarazzo l'esecutivo con le sue allarmanti dichiarazioni sull'Imu e sulle coperture che non ci sono. al suo posto sarebbe già pronto il nome di Lucrezia Reichlin, economista con un pedigree particolare, visto che è la figlia di due comunisti doc come Alfredo Reichlin e Luciana Castellina, e con buone entrature
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sinistra (Napolitano, Scalfari e co.) e a destra (Gianni Letta). In odore di dipartita ci sono anche Massimo Bray,
 chiamato il ministro con lo zainetto, che potrà così ballare la taranta tutto
 il giorno visto che è presidente della importantissima Fondazione notte della taranta, il titolare del Lavoro (che non c'è) Enrico Giovannin, ed Emma Bonino, titolare degli Esteri che sulla vicenda dei Marò non ha fin qui cavato un ragno dal buco come il predecessore Terzi.

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