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Tasi, Scelta Civica: "O si cambia o la maggioranza rischia"

Andrea Tempestini
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Terremoto Tasi. Trema la casa. E trema anche il governo. La gabella architettata da Palazzo Chigi non convince nessuno: le opposizioni (ovvio), gli amministratori locali (il presidente Anci, Piero Fassino, spiega che non risolve il nodo delle coperture), gli italiani (stratassati), Confedilizia ("no all'Imu bis")  e nemmeno Mario Monti. Che c'entra il Professore? C'entra eccome, perché ora Scelta Civica minaccia la crisi di governo (e senza i loro - pochissimi - voti, Enrico Letta fa le valigie e va a casa). Per i centrini il provvedimento è "indigeribile". I toni utilizzati dal segretario del partito, Stefania Giannini, sono durissimi: o si cambia, o il governo cade. Scelta Civica chiede l'apertura "di un tavolo in cui definire, entro un mese, come deve essere la fiscalità sulla casa. Si tratta - aggiunge - di un tentativo, spero di successo, per non mettere questa maggioranza in crisi. Se su questo non ci sarà ascolto è chiaro che dovremmo riflettere tutti. Se il governo porrà la fiducia sulla Tasi, votiamo no", conclude. I montiani, già alla vigilia, lamentavano il fatto che la possibilità di far schizzare l'aliquota fino al 3,3 per mille a patto di prevedere detrazioni per le fasce più deboli sia un metodo che, in definitiva, finisce col premiare i Comuni spreconi. Legittimo sospetto - La politica, certo, è fatta anche di suggestioni. E nelle ultime ore, anzi negli ultimi minuti, se n'è affacciata una piuttosto convincente. Il presupposto è la tempesta che si sta abbattendo sul ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, l'uomo dei pasticci (l'ultimo, quello sulla restituzione degli scatti dei professori, prima imposta poi cancellata con un tratto di penna). Saccomanni, inoltre, si associa con particolare semplicità alla più odiata delle gabelle, la Tasi: il ministro ha sempre detto che l'Imu non doveva essere abolita, e che una stangata sulla casa è necessaria. Contro il titolare del Tesoro ha aperto il fuoco anche il renziano Dario Nardella: "Al suo posto meglio un politico", ha detto, per poi essere parzialmente rettificato dal suo Pd. E ora, nei palazzi romani, comincia a circolare una voce piuttosto insistente e puntualmente raccolta da Dagospia: fuori Saccomanni, in via XX Settembre entra Mario Monti. A favore del (fu) leader del governo tecnico si starebbe muovendo proprio Matteo Renzi. Sarà un caso, dunque, che proprio nel momento di maggior tribolazione per Saccomanni, proprio quando i renziani lo attaccano frontalmente, cominci a circolare la voce su Monti al ministero grazie alla sponsorizzazione del sindaco di Firenze? Forse è un caso. O forse no... di Andrea Tempestini @antempestini

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