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Salute: attività fisica, oltre il 32% degli italiani è sedentario

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Roma, 16 nov. (AdnKronos Salute) - Oltre il 32% degli italiani è da considerarsi sedentario, condizione che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per la salute; inoltre la percezione soggettiva del livello di attività fisica praticata non sempre corrisponde a quella effettivamente svolta: almeno un sedentario su 5 percepisce come sufficiente il proprio impegno motorio quotidiano. Per rispondere a questa tendenza e promuovere la diffusione della cultura del regolare svolgimento dell'attività sportiva e fisica, il ministero della Salute, l'Istituto superiore di sanità ed il Comitato olimpico nazionale hanno deciso di avviare una comune campagna di comunicazione intitolata 'Salute, sport e movimento fisico', presentata oggi a Roma al ministero della Salute. La campagna prevede degli spot televisivi che coinvolgeranno atleti o ex atleti che porteranno la loro esperienza promuovendo l'invito corale a "risvegliarsi dal torpore ed attivarsi fisicamente per svolgere con regolarità attività fisica durante la giornata". In Italia oggi secondo i dati Passi solo il 50% degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica, e la sedentarietà cresce con l'età, è maggiore fra le donne rispetto agli uomini e fra le persone con uno status socioeconomico più svantaggiato, inoltre, nelle Regioni meridionali la sedentarietà è significativamente più elevata rispetto a quelle del centro nord. Secondo i dati di Okkio alla Salute quasi 1 bambino su 4 dedica al massimo un giorno a settimana allo svolgimento di giochi di movimento e il 41% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a Tv/videogiochi; le cose non vanno meglio per gli adolescenti che passano tre ore o più al giorno davanti a Pc, smartphone o tablet (dati Hsbc); secondo gli ultimi dati disponibili dell'indagine Passi d'Argento inoltre sia gli uomini sia le donne ultra 64enni tra le attività di svago scelgono la camminata all'aperto (rispettivamente 70 e 55%), mentre poco meno del 4% riferisce di fare attività fisica intensa. Dai dati dell'Iss, emerge inoltre che le stime basate sulle persone affette da patologie cardiovascolari, diabete e tumori consentono di affermare che un aumento dell'attività fisica determinerebbe un minor costo per il Ssn pari a 2.331.663.947 euro in termini di prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie farmacologiche. "L'attività fisica è il singolo fattore protettivo della salute che è possibile perseguire - sottolinea il presidente dell'Iss Walter Ricciardi - Molto spesso purtroppo i medici di medicina generale, i pediatri, i geriatri danno degli ottimi farmaci, ma non danno questo consiglio prima di dare i farmaci, ovvero 'muovetevi'". Un'educazione al movimento che deve necessariamente passare per le scuole: "La scuola italiana deve migliorare su questo aspetto - ribadisce - siamo il fanalino di coda dell'Europa, dedichiamo un'ora, al massimo due di attività fisica alla settimana, ovvero un sesto un ottavo di quello che fanno all'estero". "C'è la necessità di aumentare il sostegno alle famiglie e alla salute dei bambini. Dobbiamo garantire la qualità della vita - aggiunge il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - Ci sono molti programmi fatti insieme al mondo dell'associazionismo sportivo e realizzati anche insieme alla scuole. Non sono mai troppi, dobbiamo sempre di più coinvolgere il grande mondo dello sport italiano nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo far muovere anche gli anziani - evidenzia - non a caso il 10 e 11 dicembre l'ultimo side event del G7 sarà dedicato alla salute nelle città, perché oggi la maggior parte della popolazione vive nelle metropoli e quindi le città devono essere in grado di coinvolgere nell'attività fisica i bambini e gli anziani". "Il gap con altre nazioni è enorme, le problematiche esistono, però le cose si tanno muovendo - sottolinea il presidente del Coni, Giovanni Malagò - Dobbiamo recuperare. Lo facciamo con l'associazionismo sportivo, siamo radicati con associazioni che suppliscono il più possibile. Noi dobbiamo raccontare ai 30 milioni di italiani che non praticano sport che è indispensabile farlo", conclude il numero uno del Coni.

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