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Ambiente: studio, con ritiro ghiacciai biodiversità e riserve d'acqua a rischio

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Roma, 2 gen. (AdnKronos Salute) - Il clima sta cambiando a livello globale e i ghiacciai, che coprono circa il 10% della superficie della Terra, stanno scomparendo in tutto il mondo con effetti a cascata sugli ecosistemi a valle, fino al mare. La perdita dell'habitat glaciale comporterà la scomparsa di alcune specie di insetti e la nicchia lasciata libera verrà occupata da altre specie che risalgono dal fondovalle a colonizzare un torrente che non è più glaciale. La rivista Nature Ecology and Evolution ha pubblicato un lavoro sul tema 'Cambiamenti climatici e Biodiversità', cui ha contribuito Valeria Lencioni, ricercatrice di idrobiologia del Muse-Museo delle Scienze, unico ente italiano nel team internazionale coinvolto nella ricerca. Sullo sfondo i dati sul ritiro dei ghiacciai: dal 2003, si è registrata un'accelerazione annuale del 2%, non lasciando a piante e animali selvatici alpini il tempo per adattarsi ai cambiamenti. Le proiezioni suggeriscono che solo il 4-18% della superficie di ghiaccio di oggi rimarrà nelle Alpi entro la fine del XXI secolo, con la scomparsa nei prossimi decenni di tutti i piccoli ghiacciai (cioè quelli con una superficie minore di 1 km2), che rappresentano l'80% del numero totale nelle Alpi. La pubblicazione - si legge in una nota del Muse - attesta che le comunità di animali che popolano i torrenti glaciali stanno cambiando, in modo molto simile in tutti i sistemi glaciali studiati (in Europa, America e Nuova Zelanda), in relazione al ritiro dei ghiacciai che li alimentano. Si assiste alla risalita verso monte delle specie cosiddette 'criali' che vivono solo nelle prime centinaia di metri di un torrente glaciale. Contemporaneamente, dal fondovalle, risalgono specie adattate ad acque più calde e lente che trovano condizioni di vita oggi ideali a quote molto elevate (sopra i 2000-2500 m nelle Alpi), proibitive in passato. Laddove i ghiacciai sono ridotti a pochi ettari e il torrente glaciale ha perso le sue caratteristiche ambientali estreme (acque gelide, torbide e turbolente), dunque, le specie 'criali' stanno scomparendo. La ricerca descrive come le comunità animali dei torrenti glaciali stanno cambiando e consente di fare delle previsioni sugli effetti a medio-lungo termine dei cambiamenti climatici sulla biodiversità dei fiumi e sulla disponibilità futura di 'servizi ecosistemici' associati alle acque di fusione glaciale, a livello globale. In pratica - spiega il Muse - arrivano specie con ciclo vitale più breve (e che non fanno la metamorfosi) e onnivore (da trituratori di foglie, a filtratori e carnivori predatori). Cambiano 'le funzioni' delle comunità, la capacità di autodepurazione del fiume, la struttura della rete trofica del fiume al cui apice ci sono i pesci, gli uccelli acquatici e l'uomo. Il ritiro dei ghiacciai sta comportando e comporterà la perdita di 'servizi ecosistemici' di vario tipo: produttivo (ridotta fornitura di acqua per l'irrigazione, per la produzione di energia idroelettrica e per uso potabile, per esempio); culturale (come la perdita di bellezze naturali a scapito del turismo e la riduzione di attività ricreative come lo sci), regolativo (a esempio, perdita della capacità di diluizione di inquinanti di varia origine, anche in quota). Per ciascuna regione la ricerca ha consentito di selezionare delle specie 'indicatrici' di cambiamento. Per il Trentino gli studi condotti in sei sistemi glaciali in Adamello-Presanella e nell'Ortles-Cevedale hanno consentito di isolare 4 specie indicatrici di 'glacialità': si trovano solo dove la copertura glaciale è superiore al 30% del bacino e la temperatura dell'acqua massima rimane sotto i 6° C. Nei siti dove queste condizioni non sono più soddisfatte, 1 o più di queste 4 specie sono già scomparse. La prima a scomparire, in Trentino, è Diamesa steinboecki, nota come 'moscerino del ghiaccio': non è più presente in tratti del torrente glaciale Conca sul Carè Alto dove abbondava una ventina d'anni fa.

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