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Donne e contraccezione, consapevolezza è libertà

Fulvio Giuliani intervista Manuela Farris

Campagna educazionale di Bayer con l'obiettivo di incoraggiare e favorire una corretta e completa informazione in ambito contraccettivo. Perché ancora oggi 2 gravidanze su 5 sono indesiderate

Maria Rita Montebelli
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Passano gli anni, siamo sempre più ‘moderni', ma di sessualità ancora non si parla. O per lo meno non sufficientemente e quasi mai a scuola, quando i ragazzi cominciano ad avvicinarsi a questo ‘momento' della vita. E ben venga, quindi, la nuova campagna educazionale e di sensibilizzazione di Bayer sul tema contraccezione, rivolta a tutte le donne ma non solo. L'obiettivo ultimo è quello di consentire a ognuna, partendo dalle più giovani, di avere a disposizione tutti gli strumenti per prendere decisioni consapevoli e responsabili in ambito contraccettivo e decidere, insieme al proprio medico, l'opzione più adatta alle loro esigenze. E per fare chiarezza su questa tematica è stata coinvolta Manuela Farris, specialista in ginecologia e ostetricia, consigliere della Società italiana di ginecologia dell'infanzia e dell'adolescenza (Sigia), nonché membro della Società italiana di contraccezione, che è partita proprio dai dati più significativi e che fanno riflettere della Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dai quali emerge che, in tutto il mondo, il 41 per cento delle gravidanze siano indesiderate e che ben la metà d queste si concluda con un'interruzione volontaria di gravidanza. L'Oms afferma che, se tutte le donne utilizzassero contraccettivi affidabili, il numero di gravidanze inattese crollerebbe di ben il 70 per cento. In Italia, dai dati pubblicati dal Ministero della Salute, il ricorso alla contraccezione di emergenza, la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo', è passato da 16 mila unità vendute nel 2014 a 190 mila nel 2016. Nell'ambito dei contraccettivi ormonali il Belpaese è molto ‘indietro' rispetto a paesi come Belgio, Olanda e Lussemburgo dove il 40 per cento delle donne li utilizza. In questa graduatoria il nostro paese è fermo, al pari dell'Ungheria, al 14 per cento. Ma anche a livello regionale il dato sulla contraccezione ormonale è molto disomogeneo. Da un ricalcolo dei dati dell'Istituto Mondiale della Sanità e Istat si nota che, eccezion fatta per la Sardegna, man mano che si percorre lo stivale verso sud, il ricorso a qualunque metodo contraccettivo ormonale diminuisca drasticamente. I giovani e la contraccezione. In questo contesto europeo e nazionale risulta evidente quanto un'informazione corretta e affidabile sia cruciale in ambito contraccettivo. Ben l'89 per cento delle giovani utilizzano internet come fonte per informarsi, tuttavia spesso incappano nelle cosiddette bufale. Questo anche a scapito di chi – i ginecologi – dovrebbero essere al primo posto come fonte di informazione su sessualità e contraccezione (solo il 21 per cento ha chiesto informazioni ai fornitori di servizi sanitari). Ne consegue che, seppur oltre il 50 per cento delle millennial (21-29 anni) consideri fondamentale l'utilizzo di contraccettivi, quasi due terzi di loro abbia avuto rapporti non protetti. Inoltre, nonostante l'ampio accesso a fonti d'informazione, la maggior parte delle opzioni contraccettive rimane sconosciuta. Le fonti di informazione. Trattando il tema dell'informazione dei giovani in tema contraccettivo Manuela Farris ha detto: “È fondamentale sensibilizzare tutte le donne, a partire dalle più giovani, ad informarsi in maniera corretta e tramite i canali giusti. Internet mette a disposizione molte notizie ma, purtroppo, circolano altrettante fake news”. Per quanto riguarda la loro quotidianità e i loro punti di riferimento, molte giovani (82,5 per cento) ritengono insufficienti le nozioni apprese a scuola, mentre quasi la metà di loro (48 per cento) chiede ad amici quando si tratta di contraccezione. All'interno delle famiglie anche le madri hanno un ruolo fondamentale nel processo di consapevolezza delle figlie, arrivando anche a incoraggiarle a rivolgersi al ginecologo per una scelta informata e responsabile. “Dalla mia esperienza di consulenza a giovani adolescenti posso affermare che la cultura contraccezionale delle ragazze dipende molto da quella delle madri, le quali possono favorire determinate scelte o atteggiamenti”, ha detto Manuela Fabbris. Anche nel dialogo coppia la programmazione familiare e la contraccezione in generale sembrano non essere una tematica tabù per le millennial, infatti Il 77 per cento di loro non prova imbarazzo a parlare col partner di contraccezione. La famiglia e il partner sono dunque due punti di riferimento importanti, ma rimane comunque centrale il ruolo dei medici e proprio su questo la dottoressa ha rassicurato circa un vecchio retaggio culturale che sembra ormai scomparso. “Per fortuna, anche nell'affrontare una consulenza ginecologica, l'imbarazzo è cosa sempre più rara – sottolinea la ginecologa – D'altro canto, per la mia esperienza, esistono fondamentalmente due tipologie di pazienti che si rivolgono al medico; quelle che si pongono effettivamente il problema di fare la scelta giusta in ambito contraccettivo e chi non lo fa a causa di un certo grado di superficialità e per una diffusa non-informazione. Molto spesso possono fare una scelta contraccettiva per abitudine e routine, salvo poi ricredersi quando si parla di possibili gravidanze e reali casistiche”. L'efficacia contraccettiva. La conoscenza dei giovani sull'efficacia dei vari metodi contraccettivi è purtroppo molto limitata, infatti – nonostante i dati siano incontrovertibili – considerano pillola (88 per cento) e preservativo (93 per cento) i metodi anticoncezionali più efficaci e, addirittura, il 55 per cento dei giovani annoverano la ‘pillola del giorno dopo' come efficace metodo contraccettivo. Inoltre, la maggioranza dei metodi contraccettivi rimane loro sconosciuta. L'Oms nel 2015 ha chiarito all'interno dello studio ‘Eligibility Criteria for Contraceptive Use: A WHO Family Planning Cornerston' e che ‘l'errore umano' è spesso la causa principale di ‘inefficacia dei contraccettivi ormonali'. Prendendo in considerazione il numero di gravidanze inattese nel primo anno con riferimento a mille donne il quadro è piuttosto rivelatore. “La scelta del miglior metodo contraccettivo è sicuramente soggettiva e può variare in base a diversi elementi. Per questo promuovere una comunicazione completa e accessibile è fondamentale – dichiara Debora Segalina, responsabile Marketing di prodotto nell'area Women's Healthcare di Bayer, che aggiunge – per dare alle donne la possibilità di una scelta consapevole e responsabile è importante che tutti gli attori coinvolti – medici, associazioni, aziende e istituzioni – concorrano a offrire una corretta informazione, soprattutto su un tema così importante e rilevante per la salute e il benessere dell'intera società”. (FABRIZIA MASELLI)

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