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Se con l'età aumentano i rischiè per l'invecchiamento ovarico

L'età del primo figlio è sempre più avanzata, ma questo può comportare numerosi problemi sia per la gestante che per il bambino. Ce ne ha parlato il dottor Mario Mignini Renzini, ginecologo di Monza

Maria Rita Montebelli
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L'età media delle coppie che cerca una gravidanza continua a salire, soprattutto per le donne. Più gli anni aumentano, più la possibilità di ottenere una gravidanza con i propri ovociti tende a diminuire. Un concetto, quello del successo di una gravidanza, che probabilmente va approfondito: “per chi si occupa di statistica – sostiene Mario Mignini Renzini, responsabile unità operativa ginecologia dell'ospedale istituti clinici Zucchi di Monza - la gravidanza potrebbe essere semplicemente un test di gravidanza  positivo. Ma per la coppia la gravidanza è un bambino sano in braccio. Tra queste due idee di gravidanza c'è un abisso, perché all'aumentare dell'età della donna aumenta il rischio di aborto spontaneo ed anche il rischio che il prodotto del concepimento presenti gravi anomalie cromosomiche. Questo non è legato all'impiego della procreazione medicalmente assistita (Pma) ma all'invecchiamento ovarico; come sappiamo bene infatti  – conclude Mignini Renzini – che, per esempio il rischio di sindrome di Down, a 30 anni è un caso su 1000, mentre a 40 è uno su 80 e a 45 uno su 30”. Un altro problema che troppo spesso si tende a sottovalutare è che dopo i 35 anni la possibilità di avere una gravidanza con la nascita di un bambino sano, si riducono drasticamente: informazione essenziale che lo stesso personale medico e sanitario spesso trascura. Inoltre l'uso di ovociti crioconservati riduce la possibilità di gravidanza, per cui urge una maggiore sensibilizzazione su tale argomento. “La possibilità di avere un bambino sano fino a 30 anni, per ogni ciclo di fecondazione assistita eseguito, è attorno al 35-40 per cento, a 38 anni è circa del 20 per cento, a 40 anni è al 10 per cento, a 42 5 per cento -  spiega Mignini Renzini - Sino ad arrivare all'1-2 per cento a 45 anni”. L'appuntamento. Futuro della famiglia, ricerca scientifica, politica sanitaria al centro del consesso alla Leopolda a Firenze, in occasione del 1° Congresso cazionale sulla Pma, organizzato dal professor Luca Mencaglia, medico specialista in ginecologia e ostetricia, direttore unità operativa complessa centro Pma sud-est Toscana e presidente della Fondazione Pma Italia. Le difficoltà legate all'età. Con la gravidanza tardiva aumentano anche le relative patologie: il diabete gestazionale, l'ipertensione gestazionale, il distacco della placenta. Riguardano la partoriente ‘anziana', ossia quella che ha superato i 36-37 anni, che oggi sono circa un caso su 3. L'età media al parto è salita a 32 anni, mentre gli uomini hanno la prima paternità intorno ai 35. Se le coppie cercano quindi figli più tardi, la possibilità di concepire diminuiscono drasticamente. “Guardando la televisione e leggendo rotocalchi si scoprono incredibili casi, spesso tra personaggi pubblici, di donne che hanno avuto un figlio tra i 45 e 50 anni: tutto questo è totalmente fuorviante per lo spettatore o il lettore – dichiara Mignini Renzini – nella quasi totalità dei casi, indipendentemente da quanto dichiarato ufficialmente, queste  gravidanze  derivano da programmi di ovodonazione. La percentuale di gravidanza per ovodonazione tra i 40 e i 45 anni è intorno al 40 per cento, esattamente come quella della 28-30enne”, proprio perché gli ovociti donati sono di donne comprese tra i 26 ed i 30 anni. La fecondazione eterologa in Italia. Per eterologa si intende quella fecondazione assistita che prevede l'uso di gameti esterni alla coppia, quindi spermatozoi di donatore, o ovociti di donatrice, o entrambi. L'arrivo della legge 40/2004, ha di fatto vietato la fecondazione eterologa, per poi reintegrarla, a colpi di sentenze della Corte costituzionale e della Corte europea, nel 2014. Occorre anche ricordare che l'accesso alle procedure di fecondazione assistita, ancora oggi, è consentito soltanto a coppie di fatto, sposate o conviventi, eterosessuali con entrambi i partner viventi. Tutte le pazienti single o omosessuali, quindi, non possono richiederla. In Italia si rafforza l'esigenza di fecondazione eterologa, con una richiesta più che raddoppiata in 10 anni, passando da 636 cicli totali per milioni di abitanti di procreazione medicalmente assistita a 1175. Ma la tecnica non è garanzia di successo, perché strettamente legata ai mezzi a disposizione e all'età. Inoltre le indicazioni ed i risultati sono diversi se consideriamo la donazione di seme o la donazione di ovociti. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità a disposizione, le coppie che hanno avviato una procedura di inseminazione intrauterina utilizzando seme di donatore hanno ottenuto una gravidanza nel 20 per cento dei casi. Nel caso di fertilizzazione in vitro con ‘Embryo transfer' (Fivet) o iniezione intracitoplasmatica (Icsi) utilizzando ovociti di donatrice, la percentuale di gravidanza oscilla tra il 30 ed il 40 per cento a seconda dell'utilizzo di ovociti congelati o freschi. Gli ovociti 'congelati'. In Italia, a causa di una mancanza di tutela nei confronti di questa problematica, si verifica un fenomeno per cui quasi tutti i centri che effettuano l'eterologa in Italia acquistano dall'estero gli ovociti crioconservati, che occorre poi scongelare. Quelli che sono sopravvissuti si possono utilizzare per questa procedura. “Questo è un serio problema – conclude Mignini Renzini - perché questi ovociti sono meno efficienti di quelli freschi. In Italia solo pochi centri utilizzano ovociti freschi per programma di ovodonazione”. (MATILDE SCUDERI)

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