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Tumore: un paziente su cinquenon lo supera perché malnutrito

Uno studio italiano fotografa la situazione nutrizionale dei pazienti oncologici. I dati che ne emergono sono preoccupanti: la malnutrizione è comune sin dalle prime fasi di malattia

Maria Rita Montebelli
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Uno studio italiano indaga lo status nutrizionale dei pazienti oncologici: si tratta di 'Premio' - acronimo di Prevalence of malnutrition in oncology - pubblicato sulla rivista Oncotargeted. Lo studio ha preso in esame quasi 2 mila pazienti italiani in occasione della prima visita oncologica in 22 unità di oncologia nazionali e ha mostrato in maniera incontrovertibile che malnutrizione, anoressia, perdita di appetito e di peso sono comuni nei pazienti con cancro sin dalle prime fasi di malattia, e rilevabili già alla prima visita oncologica. Del campione preso in esame il 51,1 per cento mostrava un grado di compromissione nutrizionale variabile, di questi il 42,4 per cento era a rischio di malnutrizione e il 9 per cento era già francamente malnutrito. La perdita di peso involontaria è un indicatore, una red flag di un alterato bilancio energetico, riscontrata nel 65 per cento dei pazienti esaminati in occasione della prima visita oncologica: il 28,4 per cento aveva perso più del 10 per cento del proprio peso. In Italia si stima che almeno il 15 per cento della totalità dei pazienti sia a rischio di malnutrizione. Più in generale in ospedale e nelle ricoveri sanitari assistenziali un paziente su 3 è malnutrito o a rischio di malnutrizione e ancora più grave un paziente oncologico su 5 muore per questa causa, pari a circa mezzo milione di persone. Perdita di appetito. “Ai pazienti abbiamo chiesto di compilare due questionari per la valutazione dell'anoressia che hanno attestato una perdita di appetito tra il 41 per cento e il 44,5 per cento dei pazienti. Tra i motivi della perdita di appetito ci sono la sazietà precoce per il 69 per cento dei soggetti, il cambiamento del gusto per il 40,3 per cento, nausea o vomito per il 31,9 per cento, rifiuto e avversione per il sapore della carne (28,9 per cento) e disturbi dell'olfatto per il 16,8 per cento - spiega il professor Maurizio Muscaritoli, direttore dell'unità operativa complessa di medicina interna e nutrizione clinica presso Umberto I, Policlinico di Roma e coordinatore dello studio Premio. Rischio cachessia. La ricerca ha svelato l'esistenza di un insospettabile numero di soggetti a rischio di cachessia, una condizione che si manifesta con una massiva perdita di peso e di tessuto muscolare. Più del 70 per cento di quelli con cancro allo stomaco o al pancreas, più del 60 per cento di quelli con diagnosi di tumore a fegato e colon retto, più del 40 per cento di quelli con cancro di testa-collo e forme genitourinarie mostravano indice di massa corporea e perdita di peso compatibili con la diagnosi di cachessia neoplastica. Un fenomeno mondiale. “L'alta prevalenza della malnutrizione e le sue conseguenze negative non sono adeguatamente prese in considerazionenella maggior parte delle unità di oncologia, in Italia come nel resto del mondo. Eppure studi condotti in diversi paesi come Germania, Francia, Spagna e Brasile hanno riportato percentuali di malnutrizione variabili tra il 25 per cento e il 70 per cento e in oncologia essa è più frequente rispetto a tutte le altre patologie – ha dichiarato il professor Paolo Marchetti, direttore dell'unità operativa complessa di oncologia dell'ospedale Sant'Andrea di Roma - Se non trattata la perdita di peso, di muscolo o di nutrienti può avere serie conseguenze: i soggetti con cancro del colon retto tollerano un numero inferiore di cicli di chemioterapia il che può comprometterne i risultati, i pazienti con perdita della massa muscolare manifestano più spesso gli effetti tossici dei trattamenti, oppure riferiscono una peggiore della qualità della vita”. “La malnutrizione non può e non deve essere più considerata un effetto collaterale ineluttabile della malattia - prosegue Muscaritoli - bensì un fenomeno prevenibile e reversibile a patto che l'intervento sia tempestivo e diventi parte integrante delle cure oncologiche". I rischi della malnutrizione. Le conseguenze della perdita di peso hanno un impatto pesante: aumenta la tossicità indotta da radio e chemio sulle cellule sane e rende quelle tumorali più resistenti al trattamento. Mentre l'indebolimento delle difese immunitarie aumenta la frequenza dei ricoveri e peggiora la prognosi con un aumento della mortalità. Il 20 per cento dei pazienti oncologici infatti non supera la malattia proprio a causa delle gravi conseguenze della malnutrizione. La ricerca ha messo a fuoco, come la lente di un microscopio, i tumori in cui il fenomeno si presenta con maggiore frequenza: stomaco, esofago, pancreas, testa-collo e polmone, mentre le donne con tumore al seno sono quelle meno soggette a malnutrizione. L'importanza di questo studio è quella di rappresentare il pezzo mancante di un puzzle complesso come la presa in carico del malato con cancro”. “La valutazione e l'intervento nutrizionale devono diventare parte integrante delle cure oncologiche, con una stretta sinergia tra le specialità - conclude Marchetti - Si tratta infatti di una condizione evitabile o prevenibile con protocolli che prevedono una dieta adeguata, la somministrazione di supplementi nutrizionali orali o integratori sino alla nutrizione enterale o parenterale quando necessario per ristabilire l'equilibrio dei nutrienti necessari e permette il recupero del peso”. Cosa sta cambiando. C'è fermento e ottimismo nel mondo della nutrizione clinica: negli ultimi mesi, diversi passi avanti sono stati fatti per migliorare la cura di pazienti con problemi di malnutrizione. La legge sul biotestamento, ad esempio, prevede che la nutrizione e l'idratazione artificiali siano considerati trattamenti sanitari in quanto prevedono la somministrazione di nutrienti attraverso dispositivi medici, di supporti prescritti dal medico. E il 14 dicembre 2017, tramite un accordo Stato-regioni, sono state approvate le linee d'indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici, elaborate da un gruppo di lavoro multidisciplinare di cui hanno fatto parte rappresentanti del ministero della salute, di aziende sanitarie, di università ed esponenti di società scientifiche di settore. Infine, con la legge di Bilancio 2018 gli alimenti a fini medici speciali possono usufruire della detrazione del 19 per cento esattamente come accade per prodotti sanitari, dispositivi medici, farmaci in fascia A prescritti su ricetta bianca e quelli in fascia C prescritti con ricetta medica ma non rimborsati. “Cominciamo finalmente a raccogliere i frutti di quanto abbiamo pazientemente seminato negli ultimi anni - conclude Muscaritoli - la nutrizione clinica sta finalmente dimostrando le sue grandi potenzialità e la sua capacità di contenere i costi in un sistema sanitario sempre più a corto di risorse da mettere a disposizione dei pazienti”. (MATILDE SCUDERI)

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