Cerca
Logo
Cerca
+

"Ecco come ridurre le patologiegastroenterologiche da farmaci"

Un Campus organizzato dagli specialisti della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige) e dalla Federazione Italiana dei medici di medicina generale (Fimmg)

Maria Rita Montebelli
  • a
  • a
  • a

Nel tempo la disponibilità e l'uso di farmaci è aumentata sempre più, ma a fronte degli indubbi vantaggi nella gestione delle varie patologie, sempre più frequentemente vengono riportati effetti collaterali. L'apparato digerente rappresenta infatti la via di ingresso attraverso la quale i farmaci sono assorbiti e riversati nella circolazione sistemica: mentre il tubo digerente è l'organo che permette l'assorbimento, il fegato è il principale organo ove i farmaci vengono attivati od inattivati. Pertanto, è verosimile che l'apparato digerente e le ghiandole annesse siano un target preferenziale degli effetti collaterali dei vari farmaci. Tuttavia, mentre le patologie iatrogene dell'apparato digerente rappresentano una parte estremamente rilevante delle attività assistenziali nelle cure primarie (Mdcp), in ambito sia ambulatoriale che domiciliare è tuttora inadeguata la conoscenza e la disponibilità di evidenze specifiche che possano supportare l'attività del medico di medicina generale (Mmg) nella pratica quotidiana. Questo è dovuto ad una serie di fattori: dalla sintesi e immissione in commercio di nuovi farmaci al rapido rinnovamento delle conoscenze eziologiche e patogenetiche, senza dimenticare scarsa conoscenza degli effetti collaterali e delle interazioni con altri farmaci. “Un argomento che abbiamo cercato di affrontare già da tempo – conferma il professor Gerardo Antonio Pio Nardone, responsabile di Epatogastroenterologia ed Endoscopia digestiva presso l'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli e co-responsabile scientifico del Campus Sige-Mmg 2018 sulle ‘Patologie gastroenterologi che da farmaci' – tant'è che questa è la nona edizione di questo Campus, in cui naturalmente ci confrontiamo con i medici di medicina generale. Siamo partiti da un concetto educazionale che aveva però delle ricadute anche in termini pratici: se forniamo ai medici di medicina generale le giuste informazioni e gli strumenti per intervenire efficacemente ridurremo anche l'ingolfamento dei pronto soccorsi, degli ospedali e questo comporterebbe una razionalizzazione e un utilizzo più appropriato delle risorse. Se lo specialista ospedaliero potesse ridurre l'impegno verso  una banale dissenteria o un semplice mal di pancia potrebbe dedicare più tempo e impegno, ad esempio, alle patologie neoplastiche”. La Sige e le società scientifiche della medicina generale promuovono da tempo iniziative finalizzate ad una reale comprensione e miglioramento delle dinamiche della gestione delle Mdcp, ultima delle quali il ‘Capus Sige Mmg 2018' sulle ‘Patologie gastroenterologi che da farmaci, evento nazionale organizzato recentemente a Roma nel corso del quale sono stati discussi argomenti di interesse gastroenterologico nelle cure primarie, con lo scopo di puntualizzare gli aspetti clinici ed organizzativi necessari ad un miglioramento assistenziale ed un uso ottimale delle risorse. Il materiale oggetto di presentazione durante i lavori era costituito dai contributi provenienti dagli iscritti al corso sulla base di appositi questionari inviati nei due mesi precedenti per raccogliere i bisogni formativi concreti nella attività assistenziale routinaria. Le risposte sono poi state elaborate dal board scientifico, sintetizzate per i relatori e oggetto di feedback per un'ottimale presentazione e discussione in aula, per fornire ai partecipanti il syllabus dell'evento con il materiale scientifico già predisposto per appuntare a latere le osservazioni. Durante l'evento sono infatti state presentate e discusse problematiche di interesse gastroenterologico nelle cure primarie, effetti collaterali frequenti a carico dei principali organi dell'apparato digerente. “Stiamo cercando di integrare reciprocamente le conoscenze con l'obiettivo di migliorare il livello assistenziale – precisa il professor Nardone – Oggi si parla sempre più spesso della progressiva riduzione delle risorse destinate dallo Stato alla sanità, per cui è indispensabile razionalizzarne l'utilizzo e focalizzarci sulle principali patologie; e tutto questo riusciamo a farlo solo se c'è una perfetta integrazione tra specialista e medico di medicina generale. Al di là del problema educazionale cerchiamo anche di comprendere i comportamenti diagnostici e prescrittivi del medico di famiglia con l'obiettivo di migliorarne l'appropriatezza”. Un compito, quello di promuovere ricerca e formazione sulle malattie digestive nelle cure primarie, che la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige) realizza anche attraverso la sezione di studio ‘Malattie digestive in primary care'. L'attività del Gruppo italiano per la gastroenterologia ambulatoriale – cure primarie (Giga-cp) costituisce un coordinamento delle sezioni di studio gastroenterologico delle tre maggiori società scientifiche della medicina generale (Metis-Fimmg, Simg, Snamid) e le rappresenta presso la European society of primary care gastroenterology (Espcg) che è membro della United european gastroenterology (Ueg). Un rapporto informativo a due vie,  quello tra specialisti e medici di medicina generale, che arricchisce entrambi: “Si tratta di un lavoro di collaborazione iniziato 9 anni fa – precisa Edoardo Vincenzo Benedetto, co-responsabile scientifico del Campus per la Fimmg – perchè c'era un grande interesse da parte della Sige nell'aprirsi alle cure primarie e ricevere al contempo un'informazione adeguata sui problemi che il medico di medicina generale si trova quotidianamente ad affrontare nella pratica clinica con pazienti che non possono accedere alle sofisticate strumentazioni ospedaliere. Sapere, insomma, come risolvere problemi che i medici di famiglia affrontano ogni giorno. Nell'ambito della gastroenterologia, ad esempio, c'è una patologia che ha un'elevata prevalenza – la dispepsia o intestino irritabile – che colpisce il 10-15 per cento della popolazione. Noi medici di famiglia vediamo giornalmente questi problemi, e per noi è indispensabile ricevere un'adeguata formazione”.  (ANDREA SERMONTI)

Dai blog