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Clima pazzo, in Italia dovremo dire addio a pinot nero e chardonnay

Matteo Legnani
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Riscaldamento globale o no, è vero che il clima sul pianeta sta cambiando. E' normale che sia, visto che la popolazione mondiale sta aumentando a ritmi frenetici. E come ci sono specie vegetali che soffrono le mutate condizioni, mentre altre invece ne sono favorite, anche le coltivazioni umane subiscono conseguenze. Compresa la vite, che è pianta assai delicata che richiede specifiche condizioni di terreno, temperatura, luce. Una ricerca dell'università di Harvard ha individuato due varietà molto diffuse e molto apprezzate che nei prossimi decenni potrebbero soffrire gravemente il generale aumento delle temperature e la crescente siccità: il pinot nero e lo chardonnay. Il primo, in particolare, ha bacche molto delicate che maturano al meglio se giornata calde sono seguite da notti più che fresche. E' possibile che laddove oggi sono coltivate in abbondanza, anche in Italia, non lo saranno più in futuro. E che debbano essere spostate a latitudini più elevate (nell'emisfero nord) o inferiori (nell'emisfero sud). E al loro posto? Potrebbero arrivare varietà che oggi sono coltivate in Paesi mediamente più caldi e aridi del nostro come il greco Xinomavro o il Monastrell, di origini spagnole. E per un bicchiere di fresco chardonnay dovremo importare...

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