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"Facebook spia i nostri messaggi": al via in California la class action contro Zuckerberg

L'accusa: rubati dati riservati per rivenderli agli inserzionisti commerciali. La società di Palo Alto dovrà svelare l'algoritmo in tribunale

Roberto Procaccini
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Facebook spia le nostre conversazioni private, oppure no? A risolvere l'interrogativo, più volte sollevato - senza risposta - allo stesso Marck Zuckerberg, ci penserà una class action civile sollevata presso il tribunale della California del Nord da due utenti del social network. Il sospetto è che la società di Palo Alto monitori la messaggistica dei suoi iscritti per fini commerciali, cioè per vendere le informazioni sensibili agli inserzionisti pubblicitari. Il reato ipotizzato sarebbe duplice: in primis ci sarebbe la violazione della privacy, in seconda battuta concorrenza sleale verso gli altri operatori commerciali. Se fino a oggi Zuckerberg (fondatore nel 2004 di Facebook) ha sempre dribblato l'argomento (anche in maniera plateale, come quando non rispose a una domanda puntuale di un ex giornalista del Wall Street Journal sul palco del Allthingsdigital), la questione ora verrà sviscerata con perizia inquisitoria: la società dovrà svelare tutti i segreti dell'algoritmo che regola il social network alla corte di tribunale. L'obiettivo dei promotori della class action è ottenere da Facebook, colosso valutato in borsa 139 miliardi di dollari, 100 dollari per ogni giorno di presunta violazione della legge e 10mila per ogni utente danneggiato. L'azione giudiziaria ha valore solo negli States, ma solo negli Usa il social network conta 166 milioni di iscritti. Se Zuckerberg dovesse perdere la causa, sarebbero dolori.

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