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Geri Grassi (Pd): "Crozza a Ballarò è uno spot per La7"

Lucia Esposito
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Il Pd fa la guerra a Maurizio Crozza e alla sua partecipazione a Ballarò. Secondo Gero Grassi, componente della Commissione di vigilanza Rai, la presenza del comico alla trasmisisone di Floris è "un mega spot" per la sua trasmissione del venerdì su La7. Secondo Grassi che ha annunciato la presentazione di una interrogazione al presidente della Commissione Roberto Fico, "Con la partecipazione fissa di Maurizio Crozza il martedì a Ballarò, il servizio pubblico rischia di lanciare un assist a una tv concorrente: il pezzo del comico in apertura della trasmissione di Rai Tre rischia di configurarsi come una promozione al suo programma del venerdì su la7. E' opportuno che la rai chiarisca i rapporti e le trattative passate con il grande comico". "Il  mega-spot" - E ancora: "Lo scorso autunno la Rai è arrivata a un passo dall'ingaggiare Crozza per un suo show in prima serata di Riuno per due anni. Secondo le voci di stampa, la Rai era disposta a investire fino a 25 milioni di euro sul progetto. Poi la trattativa è saltata e il comico ha firmato un'esclusiva per tre anni con la7. Fuori dall'esclusiva ci sono alcune partecipazioni a trasmissioni Rai, i cui frutti però rischia di incassarli proprio l'emittente privata di urbano Cairo: i dieci minuti in apertura di Ballarò su Raitre e la partecipazione alla finalissima di Sanremo, la serata che viene premiata sempre dagli ascolti per l'attesa del vincitore". Il sospetto - Secondo Grassi "Viene subito da pensare che La7 sia ben contenta di concedere queste deroghe all'esclusiva con Crozza: i 12 milioni di telespettatori di Sanremo del 22 febbraio hanno di fatto lanciato la nuova trasmissione 'Crozza nel paese delle meraviglie', iniziata venerdì scorso. I promo su La7 sono partiti proprio in coincidenza con Sanremo. La partecipazione del martedì a 'Ballaro, invece, garantisce uno spot settimanale per La7 direttamente dalla sua principale rete concorrente, Raitre. Alla luce di questa situazione, che lascia pensare ad una gestione dell'intera vicenda quanto meno poco conveniente per la Rai, è opportuno chiarire se la dirigenza del servizio pubblico non abbia causato un danno all'azienda. I maggiori profitti della grande visibilità del comico, infatti, rischia di incassarli il concorrente privato", conclude Grassi.

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