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Selvaggia Lucarelli al Fatto Quotidiano: "Giù le mani dalle mie tette"

Andrea Tempestini
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Ho letto ieri su“Il Fatto” l'appassionante recensione delle mie tette a cura della nota blogger Elisabetta Ambrosi. Ho letto anche che nel pezzo, già che c'era, ha nominato pure il mio romanzo, “Che ci importa del mondo”, ma a lei quello interessava poco, perché stava recensendo la mia quinta. Al massimo, la quartadi copertina. Comunque, non il libro. Perché lei, di 560 pagine, ricorda solo tre riferimenti alle tette. Parla solo di quelle,come solo certe rosicone malevole che pensano di appartenere a una certa élite culturale sanno fare. O come certiuomini beceri, che di questi tempi, se solo si fossero azzardati a intitolare la recensione di un libro “Selvaggia, il dramma delle tette sempre davanti”, come ha fatto lei, se solo si fossero permessi di scrivere un pezzo facendo parlare le mie tette come ha fatto la Ambrosi, oggi sarebbero crocifissi in sala mensa. O nel salotto di casa Boldrini. Vorrei dire altro, ma credo che a infierire sulla signora Ambrosi, ci pensi la biografia sul suo blog che, lo riconosco, è molto più esilarante del mio romanzo. Vi regalo l'incipit: «Bambina cattolicissima,adolescente che invece di andare ai cento giorni restava a casa a scrivere una tesina sull'andamento dialettico in Hegel».Capito? Le adolescenti andavano in gita e magari sviluppavano pure le tette,mentre lei studiava Hegel piallata come la Bassapadana. Poi vabbè, sempre dalla sua imperdibile biografia apprendiamo che la signora ha provato a scrivere più di un libro, da “Inconscio ladro” a “Mamma a modo mio” al notevole “Sos tata, nuovi consigli e ricette”. Insomma, una non va alle gite per studiare Hegel e La fenomenologia dello spirito e poi scrive la fenomenologia del semolino. O delle tette altrui. Oppure articoli sul suo blog con titoli avvincenti, tipo “Quanto ci manca Biancaneve!” o “L'Italia vista da Peppa Pig” (giuro, ci sono). Do un mite consiglio, alla signora Ambrosi: se a causa di sue ambizioni frustrate proprio vuole recensire le mie tette con la scusa di un libro,provi almeno a indovinare la casa editrice del mio romanzo, nel suo pezzo, che è Rizzoli, non Mondadori come ha scritto lei. Questo, a casa mia piena dicassetti traboccanti wonderbra, si chiama fare male il proprio lavoro, pure con una retromarcia di reggiseno. E io i miei articoli a Libero limando senza erroracci da dilettante. Cari Saluti. di Selvaggia Lucarelli

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