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Il Giubileo si avvicina e Feltri si chiede: "Roma non ha soldi, chi sborsa per accogliere milioni di fedeli?"

Virzì Giulia
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L'otto dicembre di quest'anno a Roma si celebra il Giubileo, un evento straordinario (nel senso che è un fuori programma e che si attendono nella capitale milioni e milioni di fedeli esagitati) voluto da Papa Francesco in persona. Mancano poco più di tre mesi al fatidico evento che porterà Roma sotto gli occhi di tutto il mondo cristiano, ed è ora che ci si faccia i conti in tasca. Perché una città deve necessariamente essere pronta ad accogliere innumerevoli orde di fedeli, deve avere gli strumenti e le strutture necessarie. E da che mondo è mondo, per fare questo tipo di interventi c'è bisogno di soldi. Di tanti e ancora tanti soldi. Il fondatore di Libero Vittorio Feltri nel suo editoriale apparso oggi sul quotidiano il Giornale scrive: "Il fondo del barile è stato raschiato e il Campidoglio sta peggio della Grecia: non ha il becco di un quattrino per fronteggiare la spesa corrente, figuriamoci se è in grado di investire somme rilevanti per fornire una cornice adatta alla manifestazione religiosa. Papa Francesco probabilmente non è esperto di contabilità e gli sfugge il particolare che per organizzare una metropoli, peraltro già disastrata, in modo che sia all'altezza di ospitare tanti fedeli, servono somme ingenti al momento irreperibili". Problema - Chi paga dunque il conto? E qui si giunge al nodo cruciale. Nodo cruciale perché Roma ha il portafogli vuoto che più vuoto non si può, non ha nemmeno le finanze sufficienti per far fronte alle difficili situazioni di degrado che travolgono la capitale da tempo. Figurarsi se ha i soldi per far fronte al super evento di purificazione dai peccati voluto da Bergoglio. Feltri ricorda che nel 2000, quando il Giubileo venne indetto da Giovanni Paolo II, l'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli tirò fuori dalle casse della città un miliardo e 700 milioni di lire, che lo spedirono dritto dritto nell'olimpo dei migliori amministratori cittadini. Ma la crisi ancora non c'era, e qualche spesa in più ce la si poteva concedere. Ora la situazione è drammaticamente diversa, Roma è sull'orlo del fallimento ma Ignazio Marino sembra non farci caso, accogliendo a braccia aperte e con entusiasmo l'imminente Giubileo e l'idea di ospitare le Olimpiadi del 2024. "Dicevamo che Roma è già in caduta libera verso il fallimento: sprofonda nei debiti, ogni due per tre bussa cassa per ottenere liquidi dallo Stato, è più sporca e abbandonata di Atene, i quartieri periferici sono latrine a cielo aperto, perfino le strade del centro sono disseminate di buche e coperte da strati vomitevoli di immondizia. A onta di questa situazione drammatica, qualche genio ha proposto di assegnare alla città le Olimpiadi del 2024, come se si trattasse di allocare 20 atleti specialisti nella corsa nei sacchi e di dare vita a una sagra di paese" scrive Feltri. Dove trovare i soldi necessari? L'eterno dilemma. Ma almeno il Vaticano potrebbe essere gentiluomo, e fare il gesto di pagare il salato conto. Così la pensa infatti Vittorio Feltri, che chiude il suo editoriale con queste parole: "Viene spontaneo chiedere al Pontefice: prima di ideare il Giubileo, non si è domandato chi salderà il conto? Non solo la Chiesa ci prega di ricevere tutti gli africani e i mediorientali in cerca di asilo, sostentamento, casa e lavoro; di fatto, pretende che il nostro svitato Paese si adoperi anche per sistemare alla meglio schiere di credenti, cui va la nostra solidarietà e la nostra simpatia, ma non altro: perché altro non abbiamo. Nemmeno un euro. A meno che il Vaticano non ci regali una parte delle sue sostanze. Accettiamo anche immobili. Altrimenti il Giubileo sarà allegro come un funerale. Santità, in questo caso non siamo nelle mani di Dio, bensì in quelle di Ignazio Marino. Fossi in lei, non sarei tranquillo".

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