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Paolo Mieli su Emilio Fede: "In Africa ungeva abbondantemente gli informatori. Lo chiamavano Sciupone l'africano"

Andrea Tempestini
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Il ritorno di Emilio Fede? Con un libro: Africa, storie di un inviato speciale (Bietti, prefazione di Toni Capuozzo), nel quale l'86enne ex direttore del Tg4 ha snocciolato una serie di aneddoti e ricordi che aveva sempre tenuto privati. Il libro, lunedì, lo ha presentato insieme a Paolo Mieli, a Roma. "In Africa, in Etiopia, avrei voluto vivere per sempre - ha raccontato Fede -. Lì ho passato il periodo più felice della mia carriera. Abbiamo colonizzato quel Continente, preso a man bassa. Non tanto noi italiani, che qualcosa abbiamo dato, per esempio facendo costruire la strada che parte da Addis Abeba e che ancora è in uso. Invece Francia, Belgio, Germania si sono arricchiti con le risorse, e sono tante, degli africani, come le miniere di diamanti". Gustosa anche la testimonianza di Mieli, di cui dà conto Il Tempo: "Emilio lo conobbi laggiù - racconta -. Io ero inviato dall'Espresso, lui ormai un'icona. Gli affibbiarono il nomignolo di Sciupone l'Africano, per la montagna di soldi che spendeva. Però gli scoop se li procurava così. Affittava un aereo se non ne trovava uno di linea e doveva spostarsi in fretta da Nord al Sud, dall'Est all'Ovest. Oppure - rivela Mieli - ungeva abbondantemente gli informatori. Mister Fede era sempre in giro, passava le frontiere esibendo le foto con dedica dei leader politici, il Club Juventus di Addis Abeba era tappezzato di foto sue e per entrarci bisognava dire che ti mandava lui. Però mica stava mai in albergo a gonfiare le note spese, come molti colleghi", conclude Mieli.

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