Cerca
Logo
Cerca
+

Vittorio Feltri: quella volta che ho incontrato il diavolo

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

Paolo Bonolis su Canale5 fa il botto d' ascolti in prima serata nel suo programma su Canale5, Music, invitando Marilyn Manson, il cantante maledetto e additato come "satanista", a parlare di esorcismi. Il diavolo tira sempre le masse. A riprova dell' assunto, riproponiamo qui un articolo a firma di Vittorio Feltri pubblicato sul Corriere della sera il 3 agosto 1988. Feltri si era infilato a Roma, all' Hotel Ergife, tra le ottomila persone riunite per poter assistere agli esorcismi di Emanuele Milingo, arcivescovo di Lusaka, allora notissimo alle cronache. Si esibisce il Diavolo e il pubblico straripa: 4500 persone sedute in poltroncina, quasi altrettante in piedi e accovacciate per terra. Una calca da concerto di Sting. E da concerto sono anche le grida che si levano dalla platea, talvolta isolate e laceranti, tal altra corali, addirittura ritmiche lamentose come quelle dei blues. Ma non sono canti comuni; a ben ascoltare, di tanto in tanto si odono imprecazioni, anche bestemmie. Le matte che urlano hanno prestato la loro voce potente al Demonio, che trova così modo per sfogarsi contro dieci preti impegnati, con gesti teatrali e frasi minacciose, a scacciarlo dei corpi di cui si è impossessato. Che faticaccia fare l' esorcista. Il rito comincia intorno alle 15 nel più vasto salone di Roma, nel seminterrato dell' Hotel Ergife, via Aurelia 619, un mastodonte cementizio sbracato nella malinconica periferia. E noi siamo lì, in prima fila ad assistere allo psicodramma che ha dell' incredibile. Davanti a noi, su una pedana, un lungo tavolo uso congresso adattato ad altare, al quale officia il collegio sacerdotale presieduto da un uomo di colore. È monsignor Emanuele Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka che, mescolando il Vangelo con la cultura africana, ha elaborato una teoria secondo la quale, oltre che Lucifero e congiunti, le genti debbono temere i morti. Non tutti, per carità, anche se tutti possono fare del male. Ne fanno le anime cattive per il puro gusto di nuocere e ne fanno le anime buone per ricordare ai vivi che se non rigano diritto li attendono guai peggiori sia nell' aldiquà, sia nell' aldilà. Sua Eminenza, che fa parte delle gerarchie vaticane e svolge l' attività di buttafuori anti-Satana un giorno al mese, sostiene che i disastri sono promossi e orchestrati dagli spiriti maligni, Belzebù e i suoi agenti, che sono orgogliosi, bugiardi, intelligenti e crudeli e impiegano le loro arti per invadere le persone e causare loro tormenti di ogni sorta". Tormenti? "Malattie, catastrofi, carestie". Parola di Milingo. Il quale adesso celebra la messa per una folla annichilita dal suo sguardo magnetico, muta, estatica, fiduciosa nella sapienza del pastore. Ci sono giovani e anziani, soprattutto donne di mezza età che stringono nelle mani giunte la corona del rosario e contemplano incantate il vescovo moro. Sono arrivati qui da mezza Italia: in pullman, in macchina, in ambulanza. I malati sono una cospicua minoranza e giacciono appartati, oltre una transenna, fra parenti premurosi che detergono loro la fronte, li rinfrescano col ventaglio e li sorreggono affinché vedano l' uomo che li libererà dal Diavolo e dall' infermità. È un' attesa spasmodica quella dei miracoli; lo si capisce dalla tensione, che è palpabile e spesso sfocia in gemiti e singhiozzi. Milingo per ora si attiene alla liturgia, nessuna divagazione. Ciò che dice al microfono è lo stesso che dicono migliaia di prevosti e curati da pulpiti di campagna, ma lo dice in maniera diversa; sarà l' accento afro-laziale, saranno i toni tribunizi, saranno le pose enfatiche, sarà la pelle scura sarà quel che sarà, egli è più convincente degli altri, compresi i nove comprimari che gli stanno accanto, compiti e pii nelle sontuose vesti sacre, l' espressione mistica e una fissità assoluta degli occhi, genere San Luigi ritratto nelle immaginette. «Perdonaci, o Signore», invoca il presule. Ed è come se pronunciasse una formula magica. Una forte suggestione resta sospesa nell' aria e fa vibrare i cuori di timore e commozione. Segue una pausa di raccoglimento densa di sospiri. E si inizia lo spettacolo attribuito all' Oppositore. Una ragazza, che fino a quel momento era sembrata sincera estimatrice di Sua Eminenza, tantè che a ogni suo cenno si profondeva in segni di croce, genuflessioni e quant' altro richiesto dal rituale, all' improvviso si affloscia, la testa reclinata sullo schienale della poltroncina, le braccia penzoloni, le gambe abbandonate in una posa più da discoteca che da ambiente religioso. Dato che il caso ci ha posti nelle sue vicinanze, siamo tra coloro che immediatamente la soccorrono, pensando a un malore dovuto al caldo o ad imperfetta digestione. Scarica di pugni - Non l' avessimo mai fatto. Dopo uno scatto rabbioso da selvatico ferito, ci aggredisce con una scarica di pugni sferrati alla cieca, e siamo costretti a indietreggiare per non subire l' umiliazione del k.o. E lei ne approfitta per realizzare ciò che evidentemente aveva progettato: uno sberleffo con aggiunta di pernacchi a Milingo, che tuttavia non raccoglie e seguita a scandire le sue orazioni come se l' incidente non lo riguardasse. Il mancato effetto della provocazione sull' arcivescovo manda in bestia la signorina che spicca un balzo, precipita sul pavimento ed emette un sibilo di intonazione ferroviaria che fa trasalire gli ottomila e passa presenti. Poi, una dozzina di temerari le piombano addosso e la immobilizzano da capo a piedi, commettendo però un errore di distrazione: non le chiudono la bocca che è la parte più intemperante dell' ossessa, dalla quale sgorga una sequela di invettive, che non risparmiano i rappresentanti secolari della Chiesa né i Santi né la Trinità, secondo un repertorio da taverna, da reggimento, da raduno di carrettieri. «Va compatita», povera figlia - sussurrano gli spettatori - non è farina del suo sacco, è farina del Diavolo, sono ragli d' asino che non salgono al cielo ma precipitano nell' inferno". Non è che il preludio della commedia, che tuttavia entra subito nel vivo. Un' altra ragazza, sui vent' anni, esce di senno dopo regolamentare svenimento: pupille fiammeggianti, capelli arruffati e digrignando i denti si avventa su chi capita. Anche lei viene catturata dal servizio d' ordine, ma è tutt' altro che incline a placarsi: ringhia e ansima, smoccola e si dimena sul lettino dov' è stata ridotta in cattività. Le urla dell' una e dell' altra, lungi dallo spegnersi per sfinimento, agiscono da stimolatore collettivo e danno la stura all' ira di un esercito di Demoni che erano assopiti in placide casalinghe, matrone obese, fanciulle dall' aria mansueta. Volti che erano miti si rattrappiscono e assumono fattezze spaventose e buffe allo stesso tempo; corpi che erano rilassati e composti si scatenano, come se in essi fosse saltata una molla, in un sabba di memoria medievale. Dilaga la baraonda, voci roche e voci stridule, trambusto di seggiole abbattute, borsette che cadono e rovesciano sul pavimento il loro banale contenuto, prevalentemente cosmetico: tubetti di crema, scatole di fondo-tinta, pennelli, fazzoletti, borsellini, occhiali da sole. Ormai Satana è padrone del campo, almeno sul piano dinamico. Alcune donne che danno in escandescenze vengono portate di peso, sollevate come vassoi per fendere la folla, dinanzi alla schiera di preti, alle cui benedizioni si ribellano come possono, lassù, in bilico sui palmi alzati dei portantini: scalciano e menano fendenti incontrollati con le braccia mulinanti. È tutto un groviglio di arti che si contorcono, sembra una piovra impazzita dalla disperazione. E ancora grida e bestemmie, che spronano Milingo a intensificare le preghiere: «Mi pento e mi dolgo dei miei peccati Signore non avere pietà dei traditori, annientali nella tua luce sei tu il nostro solo Dio, liberaci dall' invidia, dalla gelosia, dall' odio, dalle fatture dei mortisciogliamo ogni maleficio». Ospiti invadenti - L' oratoria del vescovo è veemente, un uragano che si scaglia contro gli invisibili persecutori: «Uriel, Gabriel, Satana, Belzebù» e terminato l' appello degli spiritacci, l' esorcista li manda perentoriamente a quel paese con l' assenso dei concelebranti. Grande è la soddisfazione dei fedeli. Ma non tutti gli invadenti ospiti accolgono l' invito, anzi, qualche anima riottosa s' inalbera ed esprime giudizi ancor più severi sui regnanti del cielo. Nel putiferio, un' esclamazione che sovrasta in decibel le altre: «A me mi fai un baffo!». Chi sarà mai questo sfrontato? Il popolo sospende i salmi e si guarda intorno per identificare le labbra che hanno osato. Sono quelle di una biondina tarchiata che ora si abbandona a un riso sguaiato, troppo sguaiato per essere spontaneo, e ottenuta l' attenzione di cui una solista è meritevole, attacca con un monologo caratterizzato da una rimarchevole inflessione campana. «Ci tenete a sapere chi sono? Ebbene mo ve lo dico: sono Lucifero in persona». La presentazione pietrifica gli astanti nella loro ingenuità. Una nostra vicina piange e si raccomanda alla Madonna: «Santissima Vergine immacolata, misericordia divina, Maria addolorata madre di Gesù pensaci tu, allontana da noi questo farabutto Vattene, maledetto, disgraziato, vattene». La biondina e il suo inquilino, Lucifero, non s' impressionano, continuano imperterriti lo show con una intonazione cantilenante: «Non ci fate niente, m' importa assai di voi, questa è casa nostra e facciamo quello che ci pare e piace a noi». È una via di mezzo tra una filastrocca e una nenia: se è opera del Diavolo, povero Diavolo, dev' essere stato ben avvilente per lui precipitare da Faust e Dorian Gray a questa ragazzetta dai capelli stopposi e dall' eloquio storpiato dal dialetto. Ma nessuno bada alla regressione culturale del principe delle tenebre, neanche Milingo e confratelli, che pertanto lo prendono sul serio e infieriscono su di lui come se fosse proprio lui, e non una sciagurata che a furia di dibattersi è esausta, fradicia di sudore, ha perso una scarpa e sfilato una spallina del reggiseno.Scene così si ripropongono sette, otto volte: cambiano i protagonisti, ma il copione è sempre quello. Tre ore di ginnastica e di giaculatorie che sfiancano i preti, il Demonio e finalmente anche il pubblico. Lo stanzone è una camera a gas. E i miracoli sugli ammalati? Non è giornata, oggi è stanco anche il Padreterno, ne ha tutti i motivi. E allora Sua Eminenza benedice l' acqua, il sale e l' olio che opportunamente trattati - egli assicura - sono medicamenti portentosi. Poi, benedice foto e indumenti, sacchetti da supermercato gonfi di pigiami e di biancheria. È roba di chi, in un letto d' ospedale, non è potuto venir qui e l' ha affidata a parenti devoti perché gliela rendano purificata, carica di energia prodigiosa che guarisca ogni morbo. Intanto, le indemoniate si sistemano gonna e camicetta e si ravviano la messa in piega, assistite da madri e padri e amici, e osservate con curiosità dalla gente che sfolla. La recita sarà replicata il primo lunedì di settembre, stessa ora, stessa compagnia, a Lucifero piacendo. di Vittorio Feltri

Dai blog