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Pierfrancesco Favino: "Il mio monologo a Sanremo non parlava di immigrati"

Andrea Tempestini
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Dopo il monologo dell'ultima serata al Festival di Sanremo su immigrazione e dintorni, Pierfrancesco Favino è stato accusato da più parti di aver in qualche modo fatto politica dal palco dell'Ariston, introducendo un tema delicatissimo in piena campagna elettorale. Nulla da eccepire sulla drammaticità e la bellezza dell'intervento, resta però il sospetto che, forse, quel monologo non fosse tra i più inattaccabili (tanto è vero che, in primis Maurizio Gasparri, lo hanno attaccato. Eccome). Leggi anche: Sanremo, scatta la rivolta: "Siete tre str***" Favino, da par suo, si difende in un'intervista al Corriere della Sera. Quando gli chiedono se si è trattato di un testo politico, lui ha risposto: "Io non faccio politica, o meglio la faccio nella scelta delle cose che faccio. Ma sempre partendo dal presupposto che non sto sul piedistallo con le corna di alloro in testa per dare lezioni". Quando gli vengono fatte presente le lamentele di Matteo Salvini, Favino risponde: "In realtà quel testo non parla di migranti, ma di estraneità, del sentirsi straniero in un Paese". Qualche dubbio sul fatto che non parlasse di migranti, però, resta eccome...

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