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Vittorio Cecchi Gori confessa: "Quando mi sono risvegliato dal coma e ho visto Rita Rusic...". La vita stravolta

Andrea Tempestini
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Venerdì 27 aprile Vittorio Cecchi Gori, il grande produttore, un nome storico del cinema italiano, compie gli anni. 76 anni. Fino a ieri portati con sofferenza, così imbolsito, sofferente, ansioso, solo. La moglie, l'ex moglie ormai, lontana da lui da anni, con un oceano che li divideva. La figlia Vittoria con la madre, a Miami, il figlio Mario a Londra, dove lavorava nella finanza. E arriva la vigilia di Natale, la solitudine, un Natale triste, l'ennesimo, dopo anni di grane, guai anche giudiziari. E il 25 dicembre è troppo, arriva il crollo, un'ischemia cerebrale. Leggi anche: Rita Rusic, il pianto a La vita in diretta La corsa in ospedale, al Gemelli, il coma farmacologico, il risveglio e un incontro magico che si rivelerà forse la miglior medicina, quello con la moglie Rita Rusic, forse un tempo amareggiata con lui, ora, dopo sette anni di lontananza, accorsa subito dall'America ad aiutare il padre dei suoi figli. Vittorio festeggerà il suo compleanno ospite su Rai1 a Sabato italiano da Eleonora Daniele, che già lo ha avuto nella sua trasmissione con Rita Rusic dopo essere stato dimesso dal Gemelli. Ha perso 25 chili e oggi sembra molto più giovane della sua età, asciutto, gli occhi di nuovo vivaci, la battuta toscana sempre pronta e la voce da attore, che ricorda un po' quella di Vittorio Gassman, che ha avuto sotto contratto, con inflessioni baritonali. Signor Cecchi Gori, il 25 dicembre scorso è stato forse il giorno può brutto della sua vita, ma che si è rivoltato nel giorno più bello, è stato il momento di riavvicinamento con la sua famiglia, e l'incontro con medici straordinari che hanno ripreso in mano la sua vita, ed oggi eccolo qui, di nuovo pimpante come ai tempi d'oro. «E, dopo due mesi e mezzo di ospedale, desideroso di tornare al lavoro, questo riavvicinamento con mia moglie, la mia ex moglie, ci porterà di nuovo a lavorare insieme, spero. La vita va vissuta e interpretata con coerenza anche se apparentemente è incoerente, ma solo, ripeto, apparentemente. Quel momento, quel 25 dicembre, è stato uno spartiacque, tra chi mi voleva bene e chi mi era intorno per altri motivi». Dal male può scaturire il bene. La vita per lei è ripartita al risveglio dal coma. «Quando ho rivisto accanto a me mia moglie Rita e mio figlio Mario, perché Vittoria, per un problema burocratico, non ha potuto lasciare Miami, ho detto loro: “Voglio tornare a casa”. Mia moglie ha chiesto: “Dove? Con chi?”. “A casa nostra”, ho risposto e quel “nostra” rivelava il pensiero del mio cuore». Siete tornati insieme? «No, Rita ha una sua casa e ci vive ora con mio figlio Mario. Mentre io ho un appartamento ai Parioli, dove vivevano mio padre e mia madre. Ma io e Rita ora andiamo d'accordo, in fondo, nonostante il divorzio, nessuno dei due si è risposato, nessuno dei due ha avuto figli da altri». Né con te né senza di te. Entrambi siete sopravvissuti all'altro, visti i vostri caratteri forti, duri, che vi ha portato a scontrarvi per anni. «L'incontro di due creativi, anzi, devo dire che la mia parte migliore è quella creativa, lo era anche da produttore, anche se poi quando le cose diventano troppo grandi alle volte diventano troppo difficili da coniugare». Di grane ne ha avute tante, ma ora si riparte. Anche perché a volte, il talento e la creatività non vanno d'accordo con il calcolo, e con lei sono stati in molti ad aver approfittato. «Però li ho perdonati tutti. Anche perché io ho aiutato tante persone, ma molte se lo meritavano. Io penso sempre di aver dato, ma anche ho avuto la fortuna di lavorare con grandi talenti come Verdone, Pieraccioni, Celentano, Troisi, Benigni, geni assoluti. E ho lavorato tanto poi con Robert De Niro, Martin Scorsese». L'elenco è lungo. Un suo difetto? «La mia parte creativa mal si coniugava a quella imprenditoriale, però ne ho fatta di roba nel cinema. E il cinema io non l'ho mai lasciato, mai, anzi. Anche quando sembrava che in Italia facessi poco ho continuato in America, ora sto riprendendo in mano la mia vita anche professionale, soprattutto con l'America, ripeto». D'altra parte lei con le sue produzioni Cecchi Gori si è portato a casa una marea di Oscar. «E non solo di Oscar, anche se quello è il premio più ambito nel cinema. Ricordo l'Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci, nove Oscar, Mediterraneo, di Salvatores, Oscar al miglior film straniero. Poi è arrivato Il Postino di Massimo Troisi, e infine Roberto Benigni, La vita è bella. Si parla sempre degli Oscar, ma si ricordi quanti Leoni d'oro a Venezia e ora vedremo per il futuro». Che la vede di nuovo accanto, nel lavoro, a Rita Rusic... «Mia moglie nel cinema è molto brava. Ci completiamo, forse io sono più creativo, ma lei è molto concreta, solida». Nel cinema italiano sono in molte le persone che hanno quasi paura di sua moglie, un generale, forte, grintosa. «Ma nel lavoro la grinta ci vuole. In passato, a volte, io mi facevo prendere dagli entusiasmi, Rita è più realistica». Mi dicono che suo figlio Mario ha rinunciato a tornare a lavorare a Londra e che e inizierà a lavorare nelle produzioni con lei. «È un ragazzo eccezionale, intelligente, bello, bilingue, laureato all'università americana, come Vittoria, che però è più legata all'America e che tra breve potrò andare a trovare». Qual è la notizia che più le sta a cuore tra lavoro e vita privata. «Leggere nei titoli di testa del mio prossimo film prodotto da Mario, Mario junior e Vittorio Cecchi Gori, vedere legato al nome mio e quello di mio padre che manca da 25 anni, quello di mio figlio Mario. È la vita che continua». di Roberto Alessi

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